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Ucraina, guerra di logoramento senza fine

Sul terreno i movimenti sono minimi, mentre dal cielo la Russia ha intensificato i bombardamenti

  • 4 ottobre 2023, 05:57
  • 4 ottobre 2023, 08:42
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Una postazione ucraina fa fuoco da un obice contro le truppe russe nella regione del Donetsk

  • Reuters
Di: Stefano Grazioli

Sono quasi seicento i giorni di guerra dall’inizio dell’invasione partita alla fine di febbraio 2022 e si è al quinto mese della controffensiva ucraina: cominciata agli inizi di giugno 2023 sotto grandi aspettative, per ora ha raggiunto risultati contenuti. La linea del fronte, lunga oltre 1’200 km lungo le quattro regioni annesse parzialmente dalla Russia (Luhansk, Donetsk, Zaporizhia e Kherson) è sostanzialmente rimasta quella del novembre dello scorso anno, dopo che tra settembre e novembre 2022 l’Ucraina aveva riconquistato alcuni territori a sud di Kharkiv, nell’est del paese, e ricacciato i russi oltre la linea del Dnipro, nella regione meridionale di Kherson.

Da allora poco è mutato a livello territoriale e le aree più combattute rimangono quelle del Donbass e del fronte sud, negli Oblast di Zaporizhia e Kherson. Durante l’estate appena trascorsa da un lato la controffensiva ucraina non ha sfondato le linee di difesa russe, dall’altro è aumentata l’intensità degli attacchi dal cielo, da entrambe le parti, e in attesa dell’inverno che rallenterà come lo scorso anno le operazioni militari, la cornice rimane quella di un conflitto di logoramento del quale non si vede la fine.

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La guerra dei cieli

Con l’arrivo dell’autunno la Russia ha intensificato la tattica dei bombardamenti con missili e droni sul territorio ucraino: obbiettivi, come il passato inverno, sono le infrastrutture energetiche del paese. Se da un lato la capacità di assorbimento ucraina è cresciuta grazie ai sistemi di difesa occidentali e agli aiuti tecnici per proteggere il sistema energetico, dall’altro le previsioni rimangono buie, considerato il fatto che una protezione assoluta è impossibile e la popolazione ucraina dovrà prepararsi a un altra stagione difficile. Mosca, dopo l’uscita a luglio dall’accordo sul grano, continua anche a prendere di mira le zone portuali e le vie di trasporto per ostacolare le esportazioni di cereali ucraine.

I corridoi sul Mar Nero rimangono insicuri, così come quelli sul Danubio, e le vie tradizionali su gomma e rotaia non possono soddisfare il volume richiesto. Gli attacchi russi si rivolgono anche a infrastrutture militari, per depotenziare la capacità offensiva ucraina e rallentare il flusso delle forniture militari dall’Occidente. L’Ucraina dal canto suo ha aumentato la frequenza degli attacchi con droni e missili anche di fabbricazione occidentale, sia in Crimea che in profondità nel territorio russo, cercando di colpire le retrovie e danneggiare le vie di comunicazione utilizzate per i rifornimenti.

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Il fronte del Donbass

Sul terreno i movimenti sono minimi. Bakhmut rimane la località al centro dei maggiori scontri con le truppe di Kiev che tentano di recuperare le posizioni perdute tra la primavera e l’estate. Secondo fonti ucraine degli oltre 400’000 soldati schierati da Mosca su tutto il fronte, circa un terzo è nel Donbass, e a Bakhmut sarebbero ritornate alcune unità della compagnia Wagner, nuovamente attive dopo la morte del leader Evgeni Prigozhin.

Se l’Ucraina cerca di riprendere Bakhmut, la Russia prosegue nel tentare di avanzare poco più a nord, per recuperare il terreno perduto lo scorso anno in direzione di Lyman. E anche nella cintura intorno a Donetsk si continua a combattere con spostamenti impercettibili. In sostanza alla vigilia dell’inverno nessuna delle due parti può vantare significativi avanzamenti e la situazione prelude a un sostanziale stallo nei prossimi mesi. Il vantaggio quantitativo russo non è per ora stato ridotto dagli aiuti militari occidentali all’Ucraina, sempre in attesa dei caccia F-16 che con ogni probabilità potranno essere impiegati nel migliore dei casi all’inizio del prossimo anno.

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La battaglia a sud

La controffensiva estiva ucraina si è concentrata tra la regione di Zaporizhia e Kherson dove in alcuni punti le forze di Kiev sono riuscite a incunearsi nella prima linea di difesa russa, senza però riuscire a sfondare. Nella zona di Robotyne, sulla direttrice che porta a Tokmak e poi a Melitopol, la battaglia infuria con ritmi e successi alterni, ma le difese russe hanno mostrato resilienza e capacità di contrattacco. È verosimile che in assenza di un veloce sfondamento ucraino nelle prossime settimane, anche in questa zona il conflitto subirà un abbassamento di ritmo che verrà sfruttato, come lo scorso anno e da entrambe le parti, per riorganizzare le difese e le tattiche d’attacco. .

Si va quindi verso una replica dello scenario dell’inverno 2022/23, in una cornice però mutata: nonostante l’appoggio occidentale all’Ucraina non sia in discussione, la situazione in cui una parte non riesce a prevalere sull’altra e la stanchezza percepibile in alcune cancellerie europee ed anche a Washington, potrebbe condurre alla riflessione sull’opportunità di aprire un dialogo tra Russia e Stati Uniti, principale alleato e sponsor di Kiev, per ricondurre il conflitto a una dimensione meno devastante per l’Ucraina e per tutti gli attori in gioco. 

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