L'iniziativa popolare "Più abitazioni a prezzi accessibili" non è stata studiata bene e gli effetti negativi sono superiori a quelli positivi, secondo un comitato composto di membri di PBD, PPD, PLR, Verdi liberali e UDC, che due giorni dopo la campagna dei promotori ha lanciato giovedì anche quella dei contrari. Il testo in votazione il 9 febbraio chiede in particolare che il 10% dei nuovi alloggi sia di proprietà pubblica, così da contrastare la penuria di appartamenti a pigione moderata.
Per gli oppositori si tratta di un intervento burocratico, una "economia pianificata" controproducente, non da ultimo perché la quota auspicata non sarebbe ripartita in funzione delle necessità regionali. Solo una minoranza ne approfitterebbe e i risanamenti energetici verrebbero messi in pericolo, perché i costi non potrebbero essere adeguatamente ribaltati sugli affitti.
I contrari preferiscono quindi il controprogetto indiretto, che prevede un aumento di 250 milioni su 10 anni di un fondo che già oggi permette di sostenere annualmente la realizzazione di 1'600 alloggi.