“Non sono felice sulla sostanza della questione. In verità l’accordo è positivo. Mantiene un certo numero di anni nei quali c’è l’opzione di trovare nuove soluzioni. Certo io avrei preferito arrivare fino a 65 anni e poter poi andare alla panettonata dei pensionati RSI”. Il maestro Diego Fasolis commenta così il divorzio tra i Barocchisti e la RSI. Fasolis, così prevede l’accordo quinquennale siglato il mese scorso, continuerà a dirigere personalmente l'associazione dell'orchestra e del Coro.
La RSI, come fu con l'Orchestra della Svizzera italiana, ha quindi eliminato la produzione diretta e acquisterà le prestazioni musicali. Sarà questo il futuro, si compreranno unicamente prodotti già pronti? “È una tendenza della SSR di sostenere fortemente la produzione culturale, musicale in questo caso, con delle cifre solide – 4 milioni in cinque anni per i Barocchisti e il coro, 11 per l’OSI – e di dare la priorità al pubblico. Pubblico che riceve prodotti radiofonici e televisivi e anche, in questo caso, concerti come film nelle sale quando si tratta di pellicole”, risponde il direttore Maurizio Canetta “I produttori indipendenti hanno peraltro la possibilità di agire anche fuori dal perimetro aziendale con un vantaggio per il loro talento”.
E' una strategia che rientra nel piano di risparmio? “No – replica Canetta – trasferiamo quello che investiamo oggi in un’altra maniera di gestire l’investimento e la produzione di programmi e di concerti”. I Barocchisti erano stati ceduti alla RSI nel 2014 e ora sono tornati all'associazione che li gestiva e che si occupa anche del Coro. Da accordi, era prevista una comunicazione ufficiale per oggi, per dare il tempo di informare internamente le persone toccate da questo cambiamento.
Divorzio tra Barocchisti e RSI
Il Quotidiano 07.11.2018, 20:00