Le misure di risparmio del preventivo 2024 che verranno prese a livello cantonale continuano a far discutere. Atgabbes, associazione impegnata nell’ambito della disabilità, ha espresso le proprie preoccupazioni. Il suo presidente - e genitore di una persona disabile - Cosimo Mazzotta, ha espresso i suoi timori per i preannunciati tagli in un’intervista a SEIDISERA.
“Il timore scaturisce dal fatto che queste misure toccano tutte le fasce, tutti i cicli di vita di una persona. Quindi il disorientamento come genitore è legato un po’ a quelle misure che vanno nella direzione di rallentare o di bloccare dei progetti dove magari degli istituti o delle istituzioni hanno già investito e stanno investendo per far fronte delle richieste, a dei bisogni. Un esempio è quello legato all’educazione speciale e alle sezioni di pedagogia speciale. I dati parlano chiaro, ci sarà un aumento di questi casi”.
Si è detto che il Consiglio di Stato ha fatto un lavoro solo contabile. Voi vi siete sentiti trattati come dei numeri?
“Se guardiamo a quello che c’è nelle misure, sì, direi che si è parlato solo di cifre. Devo dire che da quando sono coinvolto in questi ambiti sociali, forse è la prima volta in cui abbiamo visto veramente un taglio netto così importante senza essere coinvolti. Questi numeri cosa dicono? Evidentemente i genitori, le famiglie, dovranno rinunciare a delle percentuali di lavoro per tenere a casa i propri cari. Diventa un cerchio, perché alla fine si ripercuote a livello sociale, ma anche a livello economico e finanziario”.
C’è un altro modo per contenere la spesa?
“Assolutamente sì, ma questo non lo dico io in quanto genitore, in quanto presidente di un’associazione. Mi sembra abbastanza evidente che più una persona è autonoma e riesce a raggiungere un buon livello di autonomia, meno costa alla collettività”.
Nella vostra associazione quali sono i servizi che sono a rischio oggi?
“Nel nostro ambito? Sono tutti quei servizi che noi offriamo direttamente alle persone disabili, come corsi di cultura e formazione per il tempo libero, diversi progetti, servizi di consulenza. Gestiamo anche degli asili inclusivi. Sono sempre attività che derivano da un bisogno concreto delle famiglie, ma anche da un bisogno concreto della società”.
Quali sono i timori degli altri genitori?
“Le domande che vengono poste sono semplici: cosa succede? Cosa vuol dire? Cosa significa? Personalmente questo lo posso anche dire avendo una figlia di 31 anni. Cosa sarà di mia figlia quando io non ci sarò più? Per un genitore questo è un aspetto veramente importante e che lo tocca molto. La direzione in cui ci si sta muovendo non ci lascia tranquilli, non mi lascia tranquillo”.
E come associazione siete riusciti a dare delle risposte?
“La risposta a queste domande sono quelle che le sto dando io adesso, ma queste non sono risposte, sono ulteriori domande. Le risposte le aspettiamo dai politici o comunque dalle autorità”.
Questa manovra mette in pericolo l’esistenza stessa di Atgabbes?
“Con chi mi ha preceduto come presidente dicevamo sempre quanto sarebbe stato bello un giorno poterla chiudere, no? Vuol dire che non c’è più bisogno. Se deve arrivare un giorno a non esistere più vogliamo che non sia per questi motivi”.