I ticinesi continuano a essere i meno pagati in Svizzera e anzi - rispetto all’ultima analisi dei salari risalente al 2020 - il divario è cresciuto. Questo a fronte di un salario medio leggermente in aumento. La notizia positiva della nuova pubblicazione dell’Ufficio federale di statistica, relativa al 2022, è l’assottigliarsi dello scarto fra donne e uomini.
Ad aiutarci nella lettura dei dati ticinesi e Maurizio Bigotta, dell’Ufficio cantonale di statistica. La doverosa precisazione è che i dati regionali a cui facciamo riferimento si basano unicamente sul settore privato. “Il Ticino ha una progressione attorno al 2%, leggermente inferiore a quella nazionale, cosa che amplifica leggermente questo divario”.
Il salario mensile lordo cantonale medio è infatti salito da 5’203 a 5’301 franchi.
“Le soglie più basse della distribuzione dei salari sono aumentate, sono aumentate più della mediana, mentre nella parte più alta della distribuzione c’è stata una contrazione. Sembrerebbe che c’è un appiattimento della distribuzione dei salari, dove la parte bassa aumenta, mentre quella superiore cala o non aumenta”.
Variazioni che, come detto, non avvicinano i salari ticinesi a quelli nazionali, aumentati in maniera più marcata. Le ragioni per Bigotta sono, e non è una novità, strutturali.
“Chiaramente il Ticino ha un’economia diversa dal resto della Svizzera. Abbiamo un settore turistico, ad esempio molto sviluppato. Sappiamo che però il settore turistico ha anche dei salari più bassi rispetto ad esempio al manifatturiero avanzato che c’è, per esempio nella regione di Basilea, per dire”.
Altra grande questione strutturale in Ticino è rappresentata dalla forte presenza di lavoratori frontalieri.
“Occupano più o meno un terzo dell’economia privata e sappiamo anche che hanno dei salari più bassi rispetto ai residenti. Sappiamo che i frontalieri, storicamente, sono occupati in professioni e settori economici con dei salari più bassi, quindi portano ad abbassare la mediana cantonale, mentre a livello nazionale i frontalieri hanno dei salari più allineati e sono una percentuale molto più contenuta del mercato del lavoro”.
Anche nei salari dei frontalieri si registra una leggera progressione, che permette, in parte di ridurre il divario generale con il resto della Svizzera. Divario che resta però superiore al 18%.
In conclusione, una nota positiva: lo scarto di guadagno tra uomini e donne, anche se di poco, si assottiglia.
“Questa è. Un’altra conferma. Conferma positiva e negativa. Conferma negativa è che c’è ancora un divario tra uomini e donne. Quella positiva è che, come due anni fa, si riduce questa differenza, arrivando al 13% nel settore privato”.
Altri attori interessati all’andamento dell’economia cantonale e al substrato sono il Cantone e la politica. La RSI ha intervistato il direttore della Divisione economia Stefano Rizzi. La prima domanda riguarda il divario dei salari, che si è allargato tra quelli ticinesi, bassi, e quelli svizzeri.
“Innanzitutto va detto che questo dibattito si allarga in realtà di poco. Stiamo parlando anche di un periodo limitato 2020/2022. Io credo che questa dinamica vada letta in un contesto molto particolare, quindi all’impatto che il COVID-19 ha avuto anche sulle dinamiche economiche cantonali. Ricordiamo peraltro che il Canton Ticino è stato colpito in maniera particolarmente forte”.
Se per magia si potesse chiudere immediatamente il divario salariale con la Svizzera, (quindi se i ticinesi guadagnassero quanto gli altri svizzeri) forse il Cantone avrebbe anche risolto buona parte dei suoi problemi finanziari. Ecco, da questo punto di vista, cosa manca? Di cosa c’è bisogno?
“Un elemento è quello di continuare a investire in un arricchimento del tessuto economico cantonale, con attività anche a valore aggiunto, con attività di ricerca e sviluppo. Questo va sicuramente nella direzione anche di creare opportunità di lavoro con dei livelli salariali sempre più vicini a quelli che sono anche i livelli svizzeri”.
Quanto possono fare imprenditori e parti sociali per avanzare?
“Innanzitutto va detto che il tessuto economico cantonale, anche con uno sguardo neutrale esterno, risulta assolutamente sano, capace di fare innovazione. Non a caso, appunto, nei ranking europei siamo nelle prime dieci regioni a livello europeo in capacità di innovazione, addirittura secondi dopo Zurigo. Dall’altra è certamente necessario continuare in un proficuo dialogo tra le parti sociali, al fine anche di gestire il mercato del lavoro in Canton Ticino da un punto di vista di condizioni di lavoro, tra cui anche i livelli salariali”.
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