Ticino e Grigioni

“Il bene dei residenti sempre al primo posto”

Al processo per i morti Covid alla casa anziani di Sementina le difese puntano sul giuridico e sul contesto: “Le direttive non avevano base legale e in tanti hanno sbagliato in quella fase”

  • 25 novembre 2022, 18:52
  • 20 novembre, 14:22
La casa anziani di Sementina

La casa anziani di Sementina

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Di: SEIDISERA-Calcagno/dielle 

Nel processo contro i vertici della casa per anziani di Sementina, apertosi mercoledì a Bellinzona, oggi (venerdì) era il giorno dei difensori, che ieri avevano annunciato nove ore di arringa.

In realtà gli interventi delle difese sono durati un po' meno: i legali hanno infatti ridotto i loro interventi - in corso di lettura - per non ripetersi troppo. Anche oggi comunque il procedimento si è rivelato molto intenso, è stata insomma la conferma di quanto si era capito sin dalle battute iniziali di questo processo, ovvero che ha una portata che va ben oltre il reato ipotizzato, che è considerato minore (contravvenzione alla Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano per non aver osservato le direttive del medico cantonale, fattispecie punita con una multa).

I difensori hanno messo sul tavolo elementi di carattere prettamente giuridico: sulla base di una perizia di parte hanno sostenuto che le direttive del medico cantonale non avevano base legale e che dunque non hanno valore in sede penale.

Hanno quindi attaccato frontalmente il lavoro della procura, parlando di una ricostruzione dei fatti mossa da “presunzioni e finzioni” con nessun fondamento giuridico e soprattutto che non tiene conto minimamente del contesto. O ancora di un decreto d'accusa dall'architettura "imbarazzante", anche perché non vengono dettagliate le responsabilità dirette degli imputati.

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Processo casa anziani Sementina: parola alle difese

Il Quotidiano 25.11.2022, 20:00

Il contesto straordinario della prima ondata di Covid

La difesa ha fatto leva soprattutto sulla straordinarietà del momento e delle misure che sono state decise in quei giorni per sottolineare come quella straordinarietà non possa venir giudicata dall’ordinarietà del diritto. Insomma, la tesi difensiva, ridotta all’osso, è che molti in quella prima fase della pandemia hanno sbagliato qualcosa a causa della scarsa conoscenza del Covid, ma solo i vertici della casa per anziani di Sementina sono in un'aula penale.

L’avvocato Luigi Mattei ha ricordato la celebre frase del medico cantonale Giorgio Merlani su Miss Mondo al Rabadan di Bellinzona, mentre il difensore Edy Salmina ha snocciolato le cifre dei decessi che ci sono stati in moltissime case per anziani della Svizzera, o ancora è stato menzionato il rapporto del medico cantonale su un’altra casa anziani in Ticino. In questo rapporto si evidenziano lacune simili a quelle riscontrare a Sementina, ma in assenza di una denuncia non sono appunto sfociate in un procedimento penale. L’avvocato Mario Postizzi ha aggiunto che se non ci sono altri procedimenti simili in Svizzera è perché dal punto di vista del diritto non possono sfociare in una condanna.

Ovviamente è di un altro parere la procura, che ha già difeso le sue posizioni: i vertici di Sementina hanno violato le direttive e per questo vanno multati. La sanzione più elevata chiesta dalla pp Pamela Pedretti è quella della direttrice sanitaria, pari a 8'000 franchi.

Gli imputati: “Sempre messo il bene dei residenti davanti a tutto”

Al termine delle arringhe, hanno preso la parola anche i tre imputati. Il direttore del settore anziani della città di Bellinzona, da parte sua, ha ribadito che “le direttive del medico cantonale e Adicasi venivano condivise e applicate sin dall’inizio, anche se non sempre erano di facile interpretazione e abbiamo chiesto più di un chiarimento”.

La direttrice sanitaria, per la quale è stata chiesta l’ammenda più elevata, ha spiegato che il “mio essere medico è stato stravolto in quel periodo, ma ho sempre cercato di essere al meglio delle mie possibilità. Essere medico vuol dire curare, io ho curato le persone, anche se in quel periodo per il Covid non vi erano rimedi come il vaccino o gli anticorpi, si agiva quindi sui sintomi. Ho cercato di essere vicina ai pazienti e alle loro famiglie, quando qualcuno chiedeva la mia presenza c’ero, sono stata disponibile per tutti. Sono davvero dispiaciuta per quello che è successo”.

La ex capa struttura, oggi in pensione, ha aggiunto di non riconoscersi nelle accuse espresse dalla procura: “Sembra che io mi sia deliberatamente opposta alle disposizioni, ma vorrei dire che non è stato così; sin dall’inizio io e tutto il personale abbiamo radicalmente anteposto il lavoro alla nostra vita privata e professionale dando priorità ai residenti. Abbiamo fatto il possibile e l’impossibile in una situazione davvero drammatica”.

Tutti e tre gli imputati hanno espresso vicinanza ai residenti, ai loro famigliari e ai dipendenti della casa di riposo. Si sono anche detti sollevati perché dal loro punto di vista in aula è stata fatta un po’ di chiarezza.

Si segnala infine che alcuni familiari di anziani deceduti hanno partecipato nel pubblico, in modo discreto, a un processo davvero lungo e complesso.

La sentenza arriverà solo nelle prossime settimane.

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