I granconsiglieri moesani non ci stanno, prendono carta e penna e scrivono al Consiglio di Stato grigionese. Il motivo del contendere: la mancata concessione dell’autorizzazione per la chiusura dei cantieri edili nel Moesano tra il 23 e il 27 marzo 2020, come invece deciso dal Ticino. Lo Stato Maggiore della Regione Moesa, dopo la decisione di Bellinzona, aveva infatti chiesto a Coira di poter agire nella stessa direzione. Coira ha però risposto picche, giustificando la decisione con ragioni finanziarie (Cantone e comune potrebbero dover risarcire le aziende) e di competenza, che spetta secondo il Governo retico a Berna.
“È purtroppo l'ennesima dimostrazione che la vostra percezione della gravità della situazione legata al coronavirus non è uguale alla nostra e a quella della nostra gente” scrivono i deputati moesani nella missiva inoltrata sabato sera.
Secondo i 6 granconsiglieri il mondo dell'edilizia nel Moesano è infatti in stretta correlazione con il Ticino e il fermo decretato da Bellinzona genererebbe problemi di forniture di materiali, tanto da rendere impossibile l’operatività.
Rischio sovraccarico ospedali ticinesi
Dal profilo sanitario, secondo i politici moesani, il fatto di non chiudere i cantieri nel Moesano “può significare maggior pericolo di contagio e più ricoveri nelle strutture ospedaliere del Ticino, tra cui vige un’ottima collaborazione intercantonale” prosegue la lettera.
“Riteniamo pertanto inaccettabile e poco ponderata la vostra decisione di non aderire alla decisione del Cantone del Ticino in questa situazione straordinaria.”
La lettera è stata firmata da: Samuele Censi, Manuel Atanes, Rodolfo Fasani, Nicoletta Noi Togni, Paolo Papa, Hans Peter Wellig.
Coronavirus: aggiornamenti da Bellinzona
Il Quotidiano 21.03.2020, 20:00