Ticino e Grigioni

“Lottiamo contro i tabu e per la consapevolezza”

Giornata europea della memoria dell’Olocausto di Rom e Sinti: parla la presidente dell’”Associazione Rom in Ticino”, Sofia Sadiki

  • 2 agosto, 21:11
  • 5 agosto, 16:56

80 anni dall'Olocausto dei rom

SEIDISERA 02.08.2024, 18:29

  • Keystone
Di: Seidisera/RSI Info

Esattamente 80 anni fa, il 2 agosto 1944, oltre 4’000 persone di etnia Rom e Sinti - per la maggior parte donne e bambini - furono sterminate nel campo di concentramento di Auschwitz. E’ uno dei momenti più bui del Porraimos, la persecuzione dei nomadi - “zingari”,”gitani” - sfociata in un vero e proprio genocidio.

Ancora oggi, molti pregiudizi affliggono questa comunità, che in Ticino conta alcune migliaia di persone. A rappresentarle - e a difenderne la dignità - da qualche mese c’è l’associazione Rom In Ticino.

“Purtroppo anche membri delle nostre famiglie hanno subito violenze e perso la vita”, racconta la presidente Sofia Sadiki. “Ogni anno si cerca di rimuovere questo tabù rispetto al fatto che non bisognerebbe parlarne; cerchiamo anche di dare ai giovani una certa consapevolezza”

Se c’è un processo sul quale Sofia Sadiki dimostra di aver lavorato è proprio la creazione di una coscienza dell’ appartenere a una comunità che ha pagato con deportazioni e violenze la follia nazista, ma anche politiche di “civilizzazione forzata” perseguite in quasi tutta Europa (Svizzera compresa) prima e dopo la guerra che, se non paragonabili allo sterminio in una camera a gas, furono non di meno crudeli e repressive.

“Quando diciamo che siamo Rom quasi sempre i nostri interlocutori rispondono con apprensione. Dicono frasi tipo: non sei come gli altri. Ma in verità io sono come gli altri”, racconta Sadiki.

Vivono, come tutti, in una casa, una villetta o una palazzina. Sono migliaia di persone: le prime giunsero in Svizzera dall’ex Jugoslavia negli anni Ottanta, in cerca di un lavoro, e nel decennio successivo in fuga dalla guerra.

“Secondo me, le incontrate anche quotidianamente, perché siamo in tanti e quindi probabilmente non vi accorgete di avere davanti dei rom sedentari. Spesso si può pensare che siano italiani del sud, albanesi o turchi”

Molti, peraltro, sono contenti di questo equivoco, specie tra le generazioni anziane, afferma Sadiki. E’ il frutto dei pregiudizi.

“Si ruba, si delinque, la casa non è abbastanza pulita e non si è abbastanza bravi a educare i propri figli. Tutti pregiudizi che non hanno un fondamento di verità”, secondo Sadiki. “I loro figli non sanno neanche di essere Rom. Altre volte ci sono persone che si nascondono sul lavoro, non dicendo di esserlo. È un po’ mentire”.

Non sono sempre originari della stessa nazione, non pregano sempre lo stesso Dio. Eppure i Rom sedentari sono uniti dalla lingua, dai racconti, dalle tradizioni che li portano - per esempio - a riunirsi festeggiando per matrimoni e compleanni. È questa cultura che l’associazione Rom in Ticino intende mantenere e divulgare.

“Stiamo provando a farci vedere e sentire in più modi possibili: con i social media, la radio, la TV, i giornali, ma anche partecipando a eventi. Per esempio abbiamo partecipato per due anni consecutivi al progetto nazionale di mediazione culturale “Dialogues en route” facendo teatro con adulti e bambini che raccontano la loro storia e quella del loro popolo. Prossimamente vorremmo anche creare un podcast sui Rom in Ticino” .

Affinché le nuove generazioni possano vivere senza vergogna la propria identità.

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