Quattro giorni nascosti nei bunker poi, nel giro di 10-15 minuti, la decisione di lasciare l’Ucraina per portare in salvo i bambini. È la storia della prima famiglia di profughi accolta a Rancate.
Lasciati alle spalle i suoni della guerra e Leopoli, i quattro bambini che si trovano ora in Ticino con la loro mamma (il papà è tornato in Ucraina) hanno potuto già questa settimana avere i primi contatti con il mondo scolastico.
"Non abbiamo ancora delle indicazioni ufficiali per il loro inserimento", spiega il direttore delle scuole elementari Marco Lupi, "nel frattempo si è mossa la normalità, hanno infatti potuto incontrare altri bambini e passare del tempo con loro".
E l’accoglienza da parte dei coetanei è avvenuta con molta facilità. Il fatto di non sapere la lingua non viene visto come una barriera. “Al posto di parlare con loro, abbiamo scritto delle frasi in ucraino usando il telefonino della maestra”, ha spiegato una bambina.
"In previsione futura potrebbe essere interessante inserire questi bambini in alcune attività", ha da parte sua sottolineato il vicesindaco Daniele Gaffuri, "magari nelle attività di arti plastiche o educazione fisica". L’integrazione potrebbe avvenire già quest’anno in maniera graduale, rispettando anche i tempi dei piccoli di adattarsi al nuovo contesto in cui si sono trovati inseriti in poco tempo.