Era il mese di marzo quando la Corte delle Criminali di Lugano, presieduta dal giudice Siro Quadri, sospese il dibattimento e ordinò una perizia, per accertare lo stato della presunta vittima al momento dei fatti. Quanto aveva bevuto la notte in cui, tra il 19 e il 20 luglio 2019, a margine di una festa campestre la giovane sarebbe stata abusata dai tre imputati, all’interno della sua auto? Era o no in grado di opporsi a quelli che le difese, invece, hanno sempre descritto come rapporti consenzienti?
Mercoledì si è tornati in aula, sulla scorta di un referto che, in realtà, sembra avere chiarito ben poco, e che è servito soltanto a infuocare gli animi. I difensori si sono detti sconcertati per l’agire del procuratore pubblico Zaccaria Akbas e, più in generale, per l’evolversi di un procedimento considerato caotico e incomprensibile. Inutile la perizia, improponibile – citiamo – la decisione di estendere a violenza carnale e coazione sessuale le ipotesi a carico dell’imputato principale. Ipotesi aggiunte da Akbas agli inizi del mese per i rapporti che il 31enne ebbe da solo con la ragazza, subito dopo quelli consumati contemporaneamente all’amico (mentre il terzo uomo fungeva da palo).
Grave – ha sottolineato il suo legale – è soprattutto il fatto che su questo passo l’accusa non abbia neppure speso una parola. Di qui la richiesta di prosciogliere tutti gli imputati, che oggi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, limitandosi, al massimo, a confermare quanto già riferito.
Anche Akbas è rimasto sulle sue posizioni. Come in marzo, ha domandato di nuovo la condanna dei tre a pene comprese tra i 20 mesi sospesi e i 36 mesi (18 dei quali da espiare). “La vittima – ha ribadito il procuratore – era inetta a resistere, e loro lo sapevano. Non hanno avuto pietà. Nemmeno quando lei si è messa a piangere”.
Su una cosa, in quella che è stata definita la “strana alleanza”, le difese e l’avvocata della giovane si sono dette d’accordo: la stanchezza, la disillusione e il calvario vissuti da entrambe le parti. “Il procedimento penale è deragliato dai suoi binari normali” ha dichiarato Niccolò Giovanettina. “Il sistema giudiziario ha fallito, indipendentemente dall’esito del processo” ha commentato, dal canto suo, Letizia Vezzoni.
La decisione della Corte è attesa per venerdì pomeriggio.