Il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri siglato da Berna e Roma poco prima di Natale non avrà vita facile. Da un lato perché quanto sta avvenendo a Roma ne mette in forse l'approvazione da parte del Parlamento italiano. Dall'altro perché, anche se ottenesse il via libera, in Italia sarà contestato tramite ricorso. Ad annunciarlo è stato l'ex senatore leghista valtellinese Jonny Crosio, come riferito venerdì sera dalle Voci del Grigioni italiano che hanno dedicato la loro edizione settimanale, intitolata Accordo sulla fiscalità, alla tavola rotonda tenutasi nei giorni scorsi alla alla Casa Torre di Poschiavo. La nuova versione dell'intesa, raggiunta per superare l'accordo del 1974, interessa in primo luogo il Ticino dove sono attivi all'incirca 70'000 frontalieri italiani, ma anche i Grigioni dove lavorano all'incirca 3'000 lombardi, dei quali oltre la metà impiegati in Val Bregaglia e in Val Poschiavo.
L'appuntamento organizzato dal giornale "Il Grigione italiano", al quale il pubblico ha potuto assistere online, ha messo a confronto la consigliera nazionale liberale-radicale ed ex sindaca di Bregaglia Anna Giacometti, il presidente del Legislativo poschiavino Fulvio Betti (UDC), il responsabile della CGIL frontalieri Giuseppe Augurusa e l'ex senatore della Lega Nord.
I primi tre relatori hanno difeso il nuovo accordo che prevede un doppio regime di tassazione per i frontalieri (uno per chi già lavora in Svizzera, l'altro per i futuri frontalieri), ritenendolo per entrambe le parti preferibile alla versione sottoscritta nel 2015, mai sbloccatasi anche a causa dell'opposizione dei sindacati italiani. Uno stop che aveva creato non pochi problemi alle relazioni bilaterali. L'entrata in vigore del testo è prevista per il 2023-2024, sempre che la procedura non incontri ostacoli né in Svizzera né Italia.
E in Italia ci saranno di sicuro. Nel suo intervento Jonny Crosio, architetto di Dubino con studio a Locarno, ha assicurato che appena dopo la sua eventuale ratifica, il testo sarà impugnato davanti alla Corte costituzionale. Ciò poiché, ha sottolineato, presenta diverse criticità, prima fra tutte il fatto che non garantisce parità di trattamento ai lavoratori italiani attivi in Svizzera. Un problema di natura etica, ma non solo. "Andremmo a mettere sulla carta il fatto che due persone che lavorano nello stesso luogo, che provengono dallo stesso luogo, che fanno lo stesso lavoro hanno due trattamenti economici diversi - ha spiegato ai microfoni della RSI -. I vecchi frontalieri avranno una tassazione, a questo punto, agevolata, mentre i nuovi frontalieri saranno penalizzati. I tribunali dovranno sicuramente dire la loro".