Ticino e Grigioni

Addio casetta, oggi chi può si fa la villa

Le domande di costruzione in Ticino sono in calo, ma ancora su livelli elevati - I timori di Bagnovini della SSIC-TI: “Molte imprese hanno lavori garantiti solo per un mese e mezzo”

  • 13 marzo, 05:37
  • 13 marzo, 08:08
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Il settore delle costruzioni tra numeri e analisi del direttore della SSIC-TI Nicola Bagnovini

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Di: Stefano Pianca

Dall’alto delle loro gru potrebbero gettare lo sguardo più lontano di altri, ma è solo un’impressione. Il settore delle costruzioni in Ticino oggi “naviga a vista - dice Nicola Bagnovini, direttore della Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino (SSIC-TI) - . Su dieci imprese - sottolinea - solo due hanno buone riserve di lavoro, per le altre otto l’orizzonte garantito non supera il mese, mese e mezzo”.

Proprio ieri, martedì, l’Ufficio cantonale di statistica (USTAT) ha pubblicato gli ultimi dati riguardanti le domande di costruzione in Ticino. Cifre che restituiscono un quadro completo per il 2023, durante il quale si è registrata una contrazione sia per le domande inoltrate (3’738, pari al -10.6%), sia per quelle autorizzate 3’492 (-11.7%). Numeri che, nonostante la percentuale negativa, sembrano però allungare una stagione molto buona e lunga per il settore (il 2022 ha fatto segnare infatti il record assoluto con 4’182 domande di costruzione inoltrate e 3’955 autorizzate).

Sempre più “piccoli lavori”

Si vola, insomma, ancora alto. Ma mettendo a fuoco queste cifre si nota che su 3’492 domande di costruzione autorizzate, solo 1’717 (variazione -10.8%) concernono progetti per importi superiori ai 100’000 franchi. “Quello che osserviamo - dice Bagnovini - è che vengono richiesti sempre più piccoli lavori, come risanamenti, posa di pannelli fotovoltaici e interventi strutturali. La parte che riguarda il settore principale della costruzione, quindi le opere da impresario, da capomastro, è notevolmente inferiore a quella di anni fa quando c’era parecchio costruito nuovo”. La contrazione risulta anche dai costi preventivi relativi alle domande di costruzione, la cifra di tutti i lavori autorizzati nel 2023 è stata di 2 miliardi 356 milioni e 678’000 franchi (-12.6% rispetto all’anno precedente).

Tante licenze edilizie? “Anche per cautelarsi”

Ma il direttore della SSIC-TI fornisce anche un’altra lettura dei numeri complessivi, comunque elevati. “È una mia impressione ma ci leggo un senso di insicurezza per quanto riguarda lo sviluppo futuro dei piani regolatori e della stessa legge federale sulla pianificazione del territorio. I discorsi sul dezonamento e il congelamento di certe aree possono indurre i proprietari di terreni edificabili a cautelarsi tramite delle licenze di costruzione, che hanno una durata di due anni. Se dovessi acquistare oggi un sedime, soprattutto verso la periferia e il suburbano, starei molto attento. Anche perché il censimento delle riserve di terreni edificabili non è ancora stato fatto da tutti i Comuni e i tempi stringono”.

Un po’ di ossigeno dai tassi ipotecari

Sempre mettendo a fuoco i numeri del 2023, spicca il mese dicembre, con un +25,8% di domande di costruzione autorizzate per progetti oltre i 100’000 franchi. “Sono dati da prendere con le pinze - dice Bagnovini -, ma io ci leggo l’effetto dei raffreddamento dei tassi ipotecari. Dopo la crescita repentina, passando in pochi mesi dall’1% a 3% per un’ipoteca a 10 anni, ora si è tornati attorno a 2.25% e questo può aver spinto alcuni a ritenere interessante edificare”.

Nuovi spazi commerciali e uffici verso l’esubero

Un sussulto che invece al momento non si osserva nell’edilizia non abitativa dove, sempre con i numeri dell’USTAT alla mano, nel 2023 sono calate sia le domande inoltrate (457, -9.0%), sia quelle autorizzate (438, -5.2%). “Sono numeri che riflettono, secondo me, la situazione nella vendita, che continua a soffrire la concorrenza dell’online, e negli uffici dove l’effetto del telelavoro si sente. I due fattori hanno ridotto la richiesta di nuovi spazi commerciali e amministrativi. Gli spazi esistenti sono oggi sufficienti”.

Meno case monofamiliari, ma di alto standing

Si costruisce meno anche per quanto riguarda le case monofamiliari. Lo scorso anno, per questo particolare segmento, sono state inoltrate 842 domande di costruzione (-5%). Non abbiamo raggiunto il fondo, visto che nel 2019 si era toccato il minimo storico con 600 progetti inoltrati, a fronte delle 1’421 domande di costruzione nel 1999. Altri tempi, si dirà e lo conferma lo stesso direttore della SSIC-TI: “Una volta l’obiettivo di molti era costruire la casetta con il giardino e la piccola piscina. Oggi che il terreno libero è sempre di meno, la tendenza è ricavare il massimo dagli indici di sfruttamento. I proprietari di un terreno R2 se ne guardano quindi bene dal costruire una casa unifamiliare, ma optano piuttosto per una palazzina con più appartamenti, magari anche piccoli. La stessa legge federale dice in modo chiaro che bisogna costruire in altezza piuttosto che occupare altro spazio”. Curiosamente, ma non troppo, i costi preventivati per la costruzione (terreno escluso) delle 842 potenziali case unifamiliari risultano elevati: in totale oltre 541 milioni di franchi. A titolo di confronto erano 558 milioni di franchi nel 1999, ma per 1’421 progetti monofamiliari. Colpa dell’evoluzione dei prezzi, certo, ma la causa risiede anche nel fatto che, nota Bagnovini, “chi costruisce oggi una casa singola punta all’alto standing, con materiali pregiati”.

Il futuro prossimo? “Resta fosco”

Al termine di questa carrellata sul mattone, Bagnovini non nasconde la preoccupazione riguardo all’anno in corso: “Confermo i miei timori per la mancanza di lavoro e perché il settore privato non potrà continuare ancora a lungo sui ritmi elevati degli ultimi dieci anni. Davanti a una recessione attesa, ci attenderemmo un aiuto da parte pubblica con investimenti anticiclici. Finora non avevamo mai chiesto a nessun ente pubblico di investire nella manutenzione degli immobili. Oggi invece sono soprattutto i Comuni a tirare il freno, loro che sono stati a lungo i committenti pubblici più importanti. Se la situazione non cambia dovremo adattare la forza lavoro, ma ridurre l’occupazione deve essere l’ultimo passo. Ecco perché mantengo i miei timori per il 2024”.

Allentata la legge sulle case secondarie

Telegiornale 06.03.2024, 20:00

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