Paletti troppo stretti, richieste limitate. Sono state meno del previsto in Ticino le richieste di prestazioni ponte Covid da parte di lavoratori dipendenti e indipendenti colpiti dalla pandemia. E molte domande non hanno superato i paletti posti per accedervi. È questo a grandi linee, il bilancio a un mese dall'entrata in vigore della misura straordinaria, voluta dal Cantone per evitare il ricorso all'assistenza.
A Lugano, dove si registrano circa 8'000 indipendenti, si aspettavano fino a 250 richieste al mese. Al 31 marzo sono giunte invece 146 domande, il 60% delle quali sono state respinte. Per quali motivi? "Una grande parte di quelli che sono stati esclusi lo sono stati perché, all'interno della propria cerchia familiare, hanno già una persona che beneficia di aiuti (assegni prima infanzia o assistenza o prestazione complementare)", spiega alla RSI Davide Restelli, responsabile dei servizi di sostegno di Lugano.
Numeri ancora più ridotti a Chiasso, dove sono state 13 le domande inoltrate, solo 3 delle quali approvate (sempre al 31 marzo). A Chiasso, però, si è scelto di dare una pre-valutazione prima di far inoltrare la richiesta. "Abbiamo fatto un pre-triage, per non intasare il lavoro amministrativo dei nostri operatori e per non far fare un lavoro inutile alla cittadinanza nel recuperare documenti che poi non sarebbero serviti", dice Andrea Bianchi, responsabile ufficio servizi sociali di Chiasso.
Stessa storia a Mendrisio (meno di una ventina le domande inoltrate, 4 approvate) e a Bellinzona (ad oggi 90 domande: 59 evase, 13 approvate).
Insomma alla fine i 7 milioni votati dal Gran Consiglio per le prestazioni ponte Covid (che corrispondono a un massimo di 1'000 franchi al mese per il richiedente, più 500 franchi per ogni componente della famiglia per un massimo di 3 mesi), rischiano di venire poco utilizzati a causa di paletti troppo stretti. "In effetti ci sono tanti soldi sul tavolo e mi auguro che la politica possa scegliere di utilizzarli nel rilancio di un'economia che sicuramente stenterà nel momento in cui la pandemia ci lascerà finalmente in pace", sottolinea Andrea Bianchi.
Quindi paletti da allargare. "Andrebbe cambiato il decreto legislativo, quindi una correzione sicuramente possibile. Bisogna ripassare tutta la trafila e correggere", dice Davide Restelli. Non è escluso che il Cantone si muova in questo senso, visto che proprio in questi giorni sta raccogliendo i dati ed è previsto un incontro con i Comuni la prossima settimana.
Aiuti extra, per ora per pochi
Il Quotidiano 09.04.2021, 21:00