Ticino e Grigioni

Basta con le spose bambine

Giornata mondiale dell'ONU per la loro infanzia negata

  • 11 ottobre 2012, 17:56
  • 6 settembre 2023, 05:00
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Secondo una ricerca dell'università di Neuchâtel, i matrimoni forzati concernono soprattutto ragazze e ragazzi che provengono da Turchia, Sri Lanka e paesi balcanici

  • KEYSTONE

Bambine costrette a sposarsi. Bambine che subiscono violenze. Bambine che non sono mai nate. L’elenco potrebbe essere ancora più lungo, potrebbe anche essere più dettagliato: un mondo quasi invisibile che parla di soprusi e di libertà negate soprattutto in certe culture e nazioni.

Si celebra oggi la prima Giornata delle bambine, voluta dalle Nazioni Unite. Verrebbe da chiedersi se per ricordarsi l’elenco di atrocità che una moltitudine di piccole donne devono subire ogni giorno sia necessaria una giornata da segnare sul calendario. La risposta è sì. Perché questo mondo invisibile ha bisogno di veder strappati i veli che lo avvolgono.

Spose bambine: 400 milioni di casi

I dati sono agghiaccianti: sono circa 400 milioni le donne di età compresa fra i 20 e i 49 anni che sono state costrette a sposarsi quando erano minorenni, l’equivalente di più della metà della popolazione europea. 70 milioni i casi registrati ogni anno. Secondo quanto afferma l’UNICEF 50’000 mamme fra i 15 e i 19 anni muoiono ogni anno a causa della gravidanza o del parto. Cinque paesi hanno il triste primato di matrimoni forzati: India, Bangladesh, Nepal, Pakistan e Afghanistan.

Ma si sa, le cifre dette così spaventano, ma difficilmente riescono a dare l’ampiezza e la profondità del problema. Discorso diverso se si vanno a cercare le singole testimonianze o le singole storie. Come quella della 15enne afgana Sahar Gul, segregata dalla famiglia del marito e dai suoi famigliari, vittima di violenze, perché non voleva prostituirsi.

E la Svizzera cosa fa?

Il tema dell’infanzia negata, dei matrimoni forzati, è affrontato anche in Svizzera. Quest’anno, il Consiglio federale ha infatti approvato un programma quinquennale per contenere questo fenomeno. Negli scorsi due anni circa 1’400 donne hanno subito pressioni da parenti e conoscenti affinché si sposassero o interrompessero una relazione o rinunciassero al divorzio.

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