Li chiamano vigneti estremi. Finora, perché la coltivazione della vite sopra i mille metri, quando la quota tradizionale si situa tra i 200 e gli 800 metri, potrebbe diventare in futuro normale. Uno di questi tentativi sta mettendo radici in Valposchiavo. La scuola agricola Plantahof monitora da vicino il progetto che potrebbe ridefinire le zone dove è possibile coltivare la vite nei Grigioni.
Per proteggere le fragili barbatelle, sul pendio sopra la frazione di Cologna gli aiutanti srotolano un telo apposito. “Le sistemiamo a circa 25 centimetri di profondità - racconta alla RSI Elisa Bontognali, viticoltrice dell’azienda “La Sella” -. Controllo che le radici vadano verso il basso, che non ci sia aria attorno alle radici sennò seccano”.
Si tratta di un nuovo esperimento, una produzione che viene fatta in Francia. Il tessuto, composto da lana di pecora e canapa, dovrebbe trattenere l’umidità e il caldo attorno alla barbatella (talea della vite che ha messo radici).
La coltivazione di una vigna di queste dimensioni a Poschiavo è una prima. Su due parcelle vengono piantate più di 1’600 barbatelle di due vitigni di uva bianca, resistenti alle malattie fungine e che maturano precocemente.
A più di mille metri di quota la temperatura è una delle grandi incognite. Ma è anche lo spunto da dov’è partita l’idea della viticoltrice Bontognali. “Noi vediamo la vigna in Valtellina, nella Signoria grigionese sarebbero tutti contenti di qualche grado in meno. È da lì che è nata quest’idea. E poi Poschiavo ha tanto sole, ha tanta luce, ha belle escursioni termiche in estate e verso l’autunno. Ci sono i presupposti perché venga bene”.
Queste condizioni sono state valutate anche dalla scuola agricola Plantahof. Attualmente nei Grigioni la vigna viene coltivata solo in tre regioni: nella Signoria grigionese, nel Moesano e in Valposchiavo. Grazie alle lunghe ore di sole nelle valli meridionali l’uva può essere raccolta a quote più alte. “Nella Signoria grigionese le direttive sono più severe - ricorda il commissario per la viticoltura Walter Fromm - difatti la vigna non può essere coltivata oltre i 600 metri di quota. Il motivo è che vogliamo mantenere una viticoltura di alta qualità nei Grigioni e per questo limitiamo la coltivazione nelle zone migliori”.
Nei prossimi tre anni le regioni vitivinicole verranno esaminate, per capire quali sono gli effetti del cambiamento climatico. E valutare se ci sono altre zone adatte per questa coltivazione. Quando la raccolta di questi dati sarà conclusa, a Poschiavo si spera di poter raccogliere i primi grappoli. “La Valposchiavo è biodiversità, la vigna mancava - conclude Elisa Bontognali -. Vediamo fino a che punto si potrà arrivare”.
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SEIDISERA 21.06.2024, 18:20
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