Ticino e Grigioni

CCL, "un modo di fare subdolo"

Tre aziende del Mendrisiotto discutono sui contratti collettivi per evitare di pagare il salario minimo. Sindacati sul piede di guerra

  • 9 settembre 2021, 20:33
  • 20 novembre, 19:42
02:48

Cronache della Svizzera italiana delle 18.00 del 09.09.2021: il servizio di Agata Galfetti

RSI Info 09.09.2021, 20:18

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Un modo di fare subdolo e scorretto per aggirare la legge sul salario minimo, che entrerà in vigore da dicembre: è quanto sostengono i sindacati UNIA e OCST in merito alla vicenda relativa al contratto collettivo di lavoro (CCL) che si sta discutendo in tre aziende del Mendrisiotto. I sindacati hanno indetto stamattina una conferenza stampa davanti al cancello di una delle tre ditte coinvolte, promettendo battaglia e invitando il Governo a prendere una posizione

La vicenda è emersa ieri (mercoledì) sul quotidiano La Regione. Alcune aziende del Mendrisiotto (Plastifil a Mendrisio, Ligo Electric a Ligornetto e Cebi Micromotors a Stabio) e l’associazione TiSin stanno lavorando a un contratto collettivo di lavoro per evitare di dover applicare il salario minimo che entra in vigore a gennaio. Una possibilità prevista dalla legge, ma che pone quantomeno qualche interrogativo.

La RSI ha provato a contattare gli attori coinvolti, ma senza riuscire a parlare con nessuno. Quel che si sa è che c'è un documento firmato dall'associazione TiSin e da Ticino Manufacturing. TiSin non è un sindacato ma si definisce un'organizzazione per il lavoro e ha sede in via Monte Boglia 3, dove si trova anche quella della Lega dei Ticinesi, e non è un caso. La granconsigliera leghista Sabrina Aldi ne è infatti la vice presidente, mentre il capogruppo Boris Bignasca è membro del comitato direttivo. Il presidente è invece l'ex sindacalista OCST Nando Ceruso. Ticino Manufacturing è invece attore nuovo: al momento si sa – o meglio si deduce – che è un'associazione, visto che non è iscritta al registro di commercio, e che raggruppa tre società del Mendrisiotto. Lo si deduce perché nemmeno con loro è stato possibile parlare.

In queste aziende i salari sono inferiori ai 19 franchi della prima fase del salario minimo fissato dal Parlamento, quindi i dipendenti nel 2022 si sarebbero ritrovati con un cospicuo aumento in busta paga. Ora però hanno sottoscritto un contratto collettivo di lavoro in cui la tabella degli stipendi comincia da 16 franchi all'ora, quindi 3 franchi in meno.

"TiSin non è un sindacato"

La legge prevede che se esiste un CCL regolare, è possibile pagare salari inferiori al minimo legale. Tuttavia per i sindacati qui si sta giocando sporco, anche perché al tavolo delle trattative non ci sono le parti che siamo soliti vedere. “L’associazione padronale che firma il CCL è Ticino Manufactoring, che di fatto non esiste: non siamo riusciti a capire da chi è composta, quali sono i suoi statuti - ci spiega Vincenzo Cicero di UNIA - Inoltre, TiSin non è un sindacato: è un pseudo sindacato leghista in cui gli unici ad avere diritto di voto sono i padri fondatori, Boris Bignasca, Sabrina Aldi e Nando Ceruso. Non è un sindacato, non rappresenta nessuno”.

La questione salariale non è l’unico punto controverso di questo CCL, che Nenad Jovanovic, dell’OCST, ha avuto modo di leggere: “Abbiamo guardato quali sono i benefici per i lavoratori, e abbiamo trovato solamente un congedo matrimonio e un congedo in caso di morte di un famigliare. Abbiamo addirittura trovato un congedo paternità di un giorno rispetto ai 10 previsti per legge. E anche la possibilità di licenziare il personale in forma digitale: con un messaggio via WhatsApp un lavoratore potrebbe ricevere una lettera di disdetta”.

Anche in altri settori, come in quello dell’abbigliamento, sono stati contrattati nuovi CCL, ma in questo caso assieme ai sindacati è stata approntata una specifica tabella di marcia che prevede che entro un anno e mezzo si raggiunga il salario minimo previsto dalla legge, salvaguardando anche indennità, vacanze e congedi. Qui, stiamo invece parlando di un CCL valido per cinque anni.

OCST e UNIA mantengono non senza difficoltà i contatti con i loro affiliati all’interno delle aziende; oggi, tuttavia, anche un semplice volantinaggio è stato monitorato a distanza con tanto di fotografie dai vertici dell’azienda. I sindacati chiedono quindi un incontro con il Governo, affinché si intervenga politicamente adattando la legge e se necessario annullando questi contratti collettivi.

Cronache della Svizzera italiana/ludoC

Vitta: “Un problema che avevamo già evidenziato”

La questione si fa inevitabilmente anche politica. Il Movimento per il Socialismo ieri è tornato a chiedere la correzione della legge, mentre il Partito socialista è pronto a lanciare un'iniziativa. “Non mi sorprende quanto sta avvenendo", ha dichiarato ai microfoni della RSI il consigliere di Stato Christian Vitta, direttore del Dipartimento dell'economia e delle finanze: "Era un problema che avevamo già evidenziato durante i lavori. Ricordo che la legge è stata sviluppata sulla base di un articolo costituzionale che non è stato elaborato dal Governo, ma da un’iniziativa che è poi stata portata davanti al popolo. Nell’articolo si dice esplicitamente che i contratti collettivi sono esclusi dal salario minimo, perché c’erano e ci sono CCL che hanno valori inferiori. Il problema lo si vedeva già allora: era stato segnalato anche pubblicamente”. C’è chi vorrebbe dei correttivi: il salario minimo è stato pensato per lottare contro i salari troppo bassi e qui c’è un effetto inverso; lei ritiene giusto cercare di correggerla? “La proposta dell’MPS, che non ho visto ma che mi è stata riferita, prevede semplicemente di cancellare l’articolo di legge che prevede di esonerare i contratti collettivi – ci risponde Christian Vitta –. Ma il problema sta nel “manico”, nella Costituzione: una semplice modifica di legge che è di rango inferiore alla Costituzione difficilmente risolve il problema".

Rizzi: “Niente di illegale, è una trattativa privata”

Sul caso si è espresso ai microfoni RSI il direttore della Divisione economica Stefano Rizzi: “Il salario minimo vale per tutti i lavoratori, ma ci sono alcune eccezioni e una di queste riguarda proprio i casi dove è già stato stipulato un CCL con dei salari minimi vincolanti”. E sul fatto che i salari nel CCL siano più bassi del salario minimo cantonale: “Questo potrebbe effettivamente essere possibile, in quanto è una trattativa privata. Va comunque ricordato che il CCL non è solo salario minimo, ma è una trattativa che prevede diversi fronti in cui si parla di vacanze, benefit, … vari elementi che vanno ad arricchire la relazione lavoratore-datore di lavoro.” In futuro però qualche controllo in più potrebbe divenire necessario: “Nell’ambito di un controllo per la verifica del salario minimo, potrebbe emergere anche la questione di sapere se si è in presenza di un CCL validamente sottoscritto. Questo però evidentemente lo potremo vedere solo nel momento in cui entrerà in vigore la legge sul salario minimo”, conclude Rizzi.

L'intervista all'esperto

Siegfried Alberton è responsabile regionale del dipartimento della formazione continua per la Scuola universitaria federale per la formazione professionale ed è stato professore alla SUPSI al Dipartimento economica aziendale nonché, per anni, responsabile dell'Osservatorio cantonale del mercato del lavoro. Lo abbiamo intervistato:

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Cronache della Svizzera italiana delle 18.00 del 09.09.2021: Christian Vitta al microfono di Amanda Pfaendler

RSI Info 09.09.2021, 20:20

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Cronache della Svizzera italiana delle 18.00 del 09.09.2021: l'intervista a Siegfried Alberton, di Francesca Torrani

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