Ticino e Grigioni

Campanelli verdi e rossi

Tradotto in tedesco e in francese un manuale nato in Ticino dall'esperienza della Fondazione Ares, per aiutare a identificare l'autismo nei bambini

  • 17 giugno 2021, 20:59
  • Ieri, 20:12
03:48

Riconoscere in tempo l'autismo

Il Quotidiano 17.06.2021, 21:00

Di: CSI/Quot/pon 

"Oggi sta benissimo, ti accorgi quando parla che è diverso perché parla molto come un adulto. L'unica differenza è che non ha una vita sociale, fa fatica ad approcciarsi con i suoi coetanei", si ricorda la madre di un bambino che 12 anni fa ha ricevuto una diagnosi: autismo. "Mi sono accorta che c'erano particolarità in lui, che il figlio maggiore non aveva. Al controllo dei due anni aveva reagito male a un gioco immaginario. Ho spiegato che piangeva tantissimo, che non stava bene", racconta. Dopo un'altra visita pediatrica, il contatto con un neurologo. Il percorso loro era cominciato così.

Dalla radio

  • CSI 18.00 del 17.06.2021 Il servizio di Agata Galfetti

    RSI Info 17.06.2021, 20:15

  • CSI 18.00 del 17.06.2021 La testimonianza di una madre

    RSI Info 17.06.2021, 20:15

Il bambino non osserva, non interagisce, non tocca o non vuole essere toccato: sono piccoli segnali, comportamenti atipici che fanno sospettare qualcosa di diverso nello sviluppo. Per facilitarne l'individuazione dell'autismo, è disponibile un manuale dal titolo "Campanelli verdi e rossi", ideato e sviluppato dalla Fondazione Ares (Autismo Risorse e Sviluppo). Grazie alla collaborazione con il Rotary e il Lions club, questo prontuario fondato sull'esperienza ticinese oggi è stato tradotto anche in tedesco e francese e donato a tutti i cantoni della Svizzera.

Rivolto in particolare agli operatori della prima istanza, "ha lo scopo di dare loro un supporto nel poter osservare e, grazie a questa osservazione, comunicare in maniera più efficace con colleghi, genitori e con altri professionisti", spiega uno degli autori, Nicola Rudelli. Un'individuazione precoce dell'autismo migliora il futuro del bambino: "Se una volta il bambino, perché particolare, non poteva entrare nella scuola o necessitava di un percorso diverso, ora i due terzi ci riescono da una parte perché hanno acquisito competenze e dall'altra perché da parte della scuola c'è stata un'accoglienza", dice dal canto suo il dottor Gian Paolo Ramelli. Le diagnosi sono una ventina all'anno e la speranza è che anche a livello di vita professionale, da adulti, si possa arrivare ad una piena inclusione nella società.

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