Un ampio e trasversale fronte del sì al referendum alla modifica di legge dell’IPCT, l’istituto previdenza del Canton Ticino, e alle relative compensazioni previste. Lo si è visto oggi (giovedì) durante il lancio della campagna in vista del voto del referendum previsto il prossimo 9 giugno.
In blocco sono schierati quasi tutti i partiti in Gran Consiglio, all’appello mancano solo Lega, UDC, Elvethica e MPS. Al loro fianco anche i sindacati e diverse associazioni di categoria: gli infermieri, i poliziotti, i pensionati. Un fronte ampio e compatto che sosterrà la modifica della legge sulla cassa pensione cantonale, in quello che sarà il primo voto per un referendum finanziario obbligatorio in Ticino. Un no il 9 giugno, dicono, sarebbe un disastro.
Fabrizio Sirica e Alessandro Speziali, ai vertici cantonali di PS e PLR, sono spesso di parere opposto, non questa volta però: “I dati oggettivi – afferma alla RSI il primo – dicono che le attuali rendite della cassa pensione non sono assolutamente quelle che dipinge la controparte e quindi non c’è nessun privilegio. Anzi, siamo nella media bassa nei confronti intercantonali e un’eventuale mancata compensazione ci porterebbe a una situazione drammatica”. “Quando parliamo di pensioni – gli fa eco Speziali – parliamo soprattutto della capacità materiale, economica e finanziaria di ogni pensionato. E delle pensioni dignitose e all’altezza del nostro tenore di vita in Ticino permettono di avere indotto economico e di spendere sul territorio”.
Ma come si è arrivati a questo referendum? Facciamo un paio di passi indietro: tutto parte dalla decisione del Consiglio d’amministrazione dell’IPCT di diminuire il tasso di conversione dal 6,17% al 5,25%. Un taglio alle pensioni dei 17’000 affiliati alla cassa, da molti considerato inaccettabile e che, lo scorso 17 ottobre, ha portato il Gran Consiglio ad accogliere una serie di misure di compensazione per attenuare l’impatto della manovra. Misure che non sono piaciute soprattutto alla destra del Parlamento, alla quale sono bastati 31 voti per far scattare il referendum finanziario obbligatorio.
L’assenza che spicca, quella di ErreDiPi: “Non siamo stati invitati, ma sosteniamo la modifica”
Alla presentazione del comitato del Sì al referendum del 9 giugno si è però notata l’assenza della Rete in difesa delle Pensioni (ErreDiPi), organizzazione nata proprio nel contesto della battaglia a favore degli affiliati all’IPCT. “Non siamo stati invitati, non so bene per quali dinamiche”, ha spiegato alla RSI Gabriele Colombo dell’organizzazione.
ErreDiPi aveva provato a fermare il referendum con un ricorso, poi però respinto dal Tribunale Federale, e non ha mai nascosto un certo scetticismo nei confronti delle misure di compensazione. “Rileviamo delle criticità nel messaggio, soprattutto perché i problemi principali della cassa non vengono risolti. Inoltre va detto che gran parte della compensazione è un’autocompensazione a carico dell’assicurato attraverso i suoi contributi”.
Scetticismo che non impedisce però alla Rete di sostenere il sì convinto al referendum. E anche la mobilitazione della rete è già iniziata: “Ci sarà un’azione sabato 25 maggio a Bellinzona e in questo senso abbiamo invitato le varie forze a un incontro operativo il prossimo lunedì 22 aprile alla Casa del Popolo sempre a Bellinzona”, conclude Colombo.
L'assenza della Rete in difesa delle pensioni
SEIDISERA 18.04.2024, 18:19
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Il fronte del sì al salvataggio delle pensioni
Il Quotidiano 18.04.2024, 19:00