INTERVISTA

Che fine ha fatto la “generazione” Greta

Aveva riempito le piazze di tutto il mondo, poi è arrivato il Covid. Come si è trasformato l’attivismo climatico? Sciopero per il clima Ticino: “Una nuova manifestazione il 15 marzo”

  • 31 gennaio, 05:54
  • 31 gennaio, 12:49
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Tra le strade di Bellinzona nel 2019

  • © Keystone / Ti-Press / Samuel Golay
Di: Alessandra Spataro

Era il 2018 quando una giovanissima studentessa svedese dava inizio al suo “sciopero per il clima”, saltando la scuola e chiedendo risposte concrete alla politica. Quell’azione puntuale di Greta Thunberg divenne un anno dopo un messaggio mondiale condiviso da un’intera generazione di giovani, che a loro volta scesero in piazza per rivendicare azioni concrete. Le proteste (Fridays for Future) toccarono anche il Ticino, registrando la partecipazione di centinaia e centinaia di ragazze e ragazzi. Poi arrivò la pandemia che rinchiuse in casa tutti. A distanza di anni, che cos’è rimasto di questo movimento? È terminato l’”effetto Greta” ? Lo abbiamo chiesto a Larissa Bison, attivista ticinese di Sciopero per il clima.

“Secondo me non si è sgonfiato ‘l’effetto Greta”, non c’è meno interesse sul tema. I movimenti che sono nati e cresciuti insieme al nostro nel frattempo si sono evoluti. Per esempio, la manifestazione per il clima che si è tenuta a fine settembre a Berna ha dimostrato che ci sono tante persone interessate alla causa. Il motivo per cui si scende meno in piazza è legato probabilmente al fatto che ci si è evoluti nel fare anche altre cose”.

I movimenti si sono sicuramente modificati, resta il fatto però che quelle proteste puntuali attiravano molto l’attenzione e vedevano la partecipazione trasversale di tantissimi giovani. Ora non accade più...
“L’arrivo del Covid-19 non ha favorito nessuno. È stato un duro colpo per tutti ed è stato complicato riprenderci. Poi c’è un altro aspetto. Quello della frustrazione. È da un po’ di anni che scendiamo in piazza e il tema interessa sempre più persone. Eppure, le cose non sembrano cambiare o non cambiare abbastanza velocemente. Questo sentimento porta alcune persone a non più protestare. Quello che stiamo imparando a fare insieme come gruppo è pianificare in modo più lungimirante le nostre azioni per ritornare a farci sentire”.

In che modo?
“Con tutto l’entusiasmo che circolava tra giovani e giovanissimi, ci si aspettava che questo entusiasmo fosse reciproco. Ingenuamente ci si aspettava che tutto potesse essere cambiato subito, no? Si è trattato di imparare a fare attivismo sostenibile, non un 100% che porta all’esaurimento, ma che possa riportare nelle piazze le persone. Lentamente lo stiamo facendo. Ora stiamo pianificando uno sciopero per il 15 marzo 2024, che cadrà nel quinto anniversario del primissimo sciopero internazionale, in cui partecipò anche Sciopero per il clima Ticino”.

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Bellinzona, 15.2.2019

  • © Keystone / Ti-Press / Samuel Golay

Volevo tornare sulla figura di Greta Thunberg, che è diventata un simbolo per chi lotta per il clima. Vi ha penalizzati la sua uscita di scena (da quando ha smesso di andare a scuola, ha smesso i suoi scioperi puntuali, ndr) ?
“Per “Sciopero per il clima Ticino”, Greta era un nome importante. Non era uno nome come altri. Quando però si è parlato meno di lei, noi abbiamo continuato a fare attivismo per il clima. Molto probabilmente ci sono molte Greta Thunberg nel mondo. Poi chiaramente per farsi conoscere bisogna essere nel posto giusto nel momento giusto e sull’onda mediatica. Probabilmente sotto questo aspetto, quello mediatico, potrebbe essere utile avere una nuova Greta, ma non credo che avrebbe un impatto sul nostro attivismo”.

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Greta Thunberg

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Negli anni sono nati e si sono sviluppati diversi movimenti per il clima. Negli ultimi mesi hanno fatto molto parlare gli attivisti che si incollano sulle strade e quelli che gettano zuppe o simili contro quadri famosi. Cosa ne pensate di queste azioni?
“Non sono il metodo di manifestare di “Sciopero per il clima”. Ogni movimento ha i propri modi di mostrare il proprio dissenso e fino a quando non sono nocivi per le persone, come dire, sono leciti. È una crisi climatica che ci sta portando a una situazione che difficilmente sarà possibile cambiare. Non li condanniamo, perché capiamo l’urgenza. Noi decidiamo di usare metodi diversi. Pensiamo che “Sciopero per il clima” debba rimanere un movimento a cui sia facile approcciarsi. Quindi un movimento che fa azioni legali”.

Come movimento, cosa vi aspettate per i prossimi anni?
”Esiste il “Climate Action Plan”, un documento molto articolato, che è stato scritto in collaborazione da 400 ricercatrici e ricercatori in cui è contenuta una serie di misure che potrebbero portare la Svizzera ad avere un netto zero di emissioni per il 2030. Questo sarebbe il nostro obiettivo sul lungo periodo. Notiamo che sempre più persone sono preoccupate e si interessano al tema. Prima o poi bisognerà affrontare la realtà”.

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