Siamo in una via centrale di un comune scelto a caso nella cintura di Lugano. L’appuntamento è verso le 14.00 di un mercoledì qualsiasi. Una berlina nera, di grossa cilindrata, si avvicina: ha targhe ticinesi ma al volante si trova un uomo che parla inglese, poco e male. È stato contattato poco prima. Porta con sé della cocaina pronta per essere venduta. Tutto si svolge in pieno giorno, all’ombra delle case e dei palazzi residenziali.
Attimi e situazione che dimostrano come questa droga sia sempre più diffusa, anche in Svizzera. Ma, come funziona, concretamente, il mercato al dettaglio della cocaina e chi gestisce questo business che frutta ingenti capitali alle organizzazioni criminali? Abbiamo tentato di gettare nuova luce su questo fenomeno, attraverso i raccontanti dei alcuni dei suoi protagonisti.
“La coca la puoi fare entrare in vari modi, anche coi droni”
“La cocaina in Ticino la puoi fare entrare in vari modi: varcando la frontiera a piedi, in auto facendo la staffetta, ma anche con piccoli droni che trasportano panetti da mezzo chilo”. A raccontare alle telecamere di Falò la sua esperienza con il mondo della polvere bianca è Ruben (il reportage integrale in cima all’articolo). Questo è un nome di fantasia: non vuole farsi riconoscere. Rischia troppo. Ma ha comunque accettato di raccontare, coperto da anonimato, il suo passato da spacciatore e l’evolversi di un mercato diventato sempre più liquido e “on demand”.
La cocaina, ci spiega, ormai la puoi acquistare ovunque: in discoteca, nei bar, negli appartamenti o, come abbiamo verificato, facendosela portare direttamente da uno spacciatore: basta uno smartphone.
“La coca – prosegue Ruben – è diffusa dall’alto al basso: ormai chiunque può farne uso. Solo che non si vede. Per vederla devi essere nel giro di chi la vende o la consuma, allora entrerai nel circolo di certi personaggi”.
Anche Luca, altro nome di fantasia, conosce il sottobosco della droga. Lo intervistiamo di notte, in auto, guidando per le strade di Lugano. Per lui, la coca ormai è diventata “quasi una moda”. “Quando io ero giovane la cocaina veniva vista come qualcosa di estremamente negativo, che non avresti mai provato. – spiega – Oggi invece viene percepita in modo totalmente diverso. Sì, è come una moda. Basta avere le conoscenze giuste e la trovi facilmente.”

Ruben, ex spacciatore, si racconta ai nostri microfoni
Le operazioni di polizia si susseguono
La quantità di cocaina che arriva in Europa è aumentata vertiginosamente negli ultimi anni e così anche i sequestri e le operazioni di polizia. Non solo quelle nei grandi porti dove arrivano i carichi più ingenti, ma anche le operazioni che mirano a contrastare lo spaccio al dettaglio. Anche in Ticino.
Nel Cantone, sono già una ventina gli arresti per droga, soprattutto cocaina, nei primi mesi del 2025; l’anno scorso sono stati in tutto un’ottantina. In Ticino, negli ultimi anni sono stati sequestrati in media una trentina di chili ogni anno, ma è solo una parte rispetto a quella in circolazione. Le cifre per il 2024 verranno rese note nelle prossime settimane ma non ci dovrebbero essere grosse variazioni.
A sud delle Alpi, una delle ultime grosse operazioni di polizia risale al 22 febbraio scorso. Tre persone sono state arrestate in una villetta di Pregassona: una donna e due uomini. Un terzo uomo sarebbe ancora in fuga. All’interno di una lussuosa casa di vacanza da 350 metri quadri che era stata prenotata su una nota piattaforma online, gli agenti hanno trovato 3 chilogrammi di cocaina, altre sostanze stupefacenti e anche qualche arma da fuoco. Durante l’operazione sono state controllate anche due escort lì presenti. Le indagini per capire se si trattasse di una base logistica o semplicemente un luogo per far feste illegali proseguono.
Due settimane prima, due persone sono state arrestate ad Arbedo-Castione, sospettate di essere coinvolte in un’attività di spaccio a clienti locali. La polizia era stata chiamata per una lite ma aveva scoperto un appartamento dove ci si poteva rifornire di stupefacenti. A finire in manette sono stati una 37enne svizzera della regione e un 50enne arrivato dall’Albania, che dormiva a casa della donna. Lei, ci dice chi la conosce, era una persona a modo, di buona famiglia. Nell’operazione sono stati sequestrati circa 150 grammi di eroina e circa 60 grammi di cocaina, nonché alcune migliaia di franchi. Il cittadino albanese si presume fosse un cosiddetto “cavallino”, un corriere della droga inviato appositamente in Svizzera da associazioni con basi logistiche all’estero, con il solo compito di smerciare la sostanza.
Le organizzazioni che trafficano in Ticino gestiscono la vendita al dettaglio direttamente dall’estero
commissario capo Paolo Lopa, sezione antidroga polizia cantonale
“Lo spaccio è una catena di montaggio”
Cavallino: un termine ricorrente quanto si ha a che fare col sottobosco della cocaina.
A spiegarci bene in cosa consiste è Gabriele. Anche lui vuole rimanere anonimo; ha ospitato in casa diversi di questi personaggi tempo fa e per questo è finito anche in galera: “Quando facevo lo spacciatore avevo anch’io i miei cavallini, che inviavo nei posti giusti e vendevano droga per me. Il cavallino è chi vende per una persona più alta in grado. Lo spaccio è una catena di montaggio. È tutto ben disposto. C’è chi ha il materiale, c’è chi lo vende, c’è chi riceve la telefonata.”
Un sistema ben oliato che viene confermato anche dall’attività d’inchiesta della sezione antidroga della polizia cantonale. “In Ticino c’è quasi un monopolio di spacciatori di origine albanese, affiancati da spacciatori locali che vendono la sostanza per autofinanziare il proprio consumo – spiega alla RSI il commissario capo Paolo Lopa – Le organizzazioni che trafficano cocaina in Ticino gestiscono la vendita al dettaglio direttamente dall’estero: lo spacciatore riceve così un messaggio con l’indicazione di quanta sostanza portare e di dove recarsi”.

Il responsabile della sezione antidroga della polizia cantonale, il commissario capo Paolo Lopa
Droga “on demand”, basta un messaggino
Quanto è semplice, dunque, acquistare cocaina in Ticino? Molto, se si hanno i giusti contatti. Lo abbiamo verificato insieme a Gabriele, che spiega: “Se hai il numero del pusher gli scrivi o lo chiami e lui ti fa portare la sostanza lì dove ti trovi. Non importa che tua sia maggiorenne o minorenne: a loro non interessa. Ma questa è una sostanza che fa male e ti uccide piano piano”.
Un messaggino questa volta non basta. Gabriele allora, davanti a noi, fa una telefonata. Risponde un uomo che parla molto bene l’italiano; si fa dare la posizione e spiega che bisognerà aspettare circa mezz’ora. Dopo trentacinque minuti, ecco che appare la berlina nera. Alla guida c’è il cavallino: un giovane albanese che parla in un inglese stentato. Gabriele entra in auto e si fa consegnare circa un grammo di droga. Ce la mostra, ma poi si gira, apre la portiera, la butta a terra e la calpesta con decisione: “Almeno questa schifezza non la prenderà nessuno”.
L’esperto: la mafia albanese ha un bacino inesauribile di persone da sfruttare
Le indagini per droga, spiega Francesco Lepori, giornalista RSI e responsabile operativo dell’Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata (O-TiCO), sono complesse: sia per il numero di persone coinvolte che per la rete di legami da riscostruire e per la loro dimensione transnazionale. E il lavoro degli inquirenti, spiega, “si riflette anche sulle strutture carcerarie a causa dei molti arresti derivanti dalle inchieste”.
In merito alla presenza sempre più radicata delle organizzazioni criminali albanesi anche in Ticino, il responsabile operativo dell’O-TiCO spiega, intervistato da Falò, che: “I gruppi balcanici operano da tempo sul nostro territorio. In passato si occupavano soprattutto di eroina. Ora il loro “core business” è costituito dalla cocaina. La criminalità organizzata balcanica ha caratteristiche simili a quelle della mafia italiana (‘ndrangheta). Penso, ad esempio, alla struttura, molto gerarchizzata”. Ai vertici della piramide, sottolinea il giornalista, dominano i legami famigliari. In basso c’è la manovalanza, reclutata nelle regioni più povere dell’Albania. I clan possono contare su un bacino inesauribile di persone da sfruttare: gente senza prospettiva e quindi disposta a tutto. E se qualcuno viene arrestato, si trova subito qualcun altro per sostituirlo.
Traffici e organizzazioni criminali: le spiegazioni dell’esperto Francesco Lepori
RSI Info 12.03.2025, 08:15

Onda bianca. La cocaina travolge l’Europa
Falò 08.10.2024, 21:10