La provincia di Varese, relativamente risparmiata dalla prima ondata pandemica, che ha colpito molto più duramente altre province lombarde come quella di Bergamo, è ora confrontata a una situazione molto più difficile. La sanità è allo stremo delle forze e così quella di Como. I letti sono praticamente tutti occupati ma di richieste di aiuto al Ticino non ne sono arrivate, ci conferma l'Ente ospedaliero cantonale, che se dovesse riceverne le valuterebbe. La competenza, comunque, non è direttamente dell'EOC ma delle autorità sanitarie.
I casi annunciati martedì nel Varesotto sono stati 3'081, quasi quanti nell'intera area metropolitana milanese: "Non c'è stato un errore ma non sono dati credibili, ci sono variazioni che dipendono da quanti tamponi vengono processati", spiega Luca Cabrini, responsabile della terapia intensiva all'ospedale di circolo e professore all'Università dell'Insubria. Tuttavia, "la media è attorno ai 1'500, più o meno come a Monza e Brianza, ma con una popolazione di molto inferiore". Numeri molto alti che si riflettono sui ricoveri, "20-30 al giorno, oltre 500 in tutto in contemporanea, il numero più alto di tutta Italia", spiega Cabrini. "Ogni giorno dobbiamo trovare una soluzione per aprire nuovi letti".
Le ragioni del boom dei contagi sono difficili da spiegare. Forse "la miccia accesa in un'estate in cui si siamo rilassati troppo ora ha fatto esplodere la bomba". Fra le ipotesi, Cabrini cita la possibilità di una più diffusa immunità in aree maggiormente colpite in precedenza, ma pure quella legata all'asse economico fra Milano, Varese, Como e la Svizzera e alla sua forte mobilità.
RG 08.00 dell'11.11.2020 Claudio Zanon al microfono di Anna Valenti
RSI Info 11.11.2020, 13:58
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Anche il Valduce di Como, infatti, è in grande difficoltà. "Siamo al collasso, stiamo vivendo la stessa situazione di Bergamo e Brescia nella prima ondata, i letti sono pieni e ci inventiamo di tutto, abbiamo già trasformato una sala operatoria in due posti di terapia intensiva", spiega Claudio Zanon, il direttore del nosocomio. "Se non stabilizziamo la curva, fra 10-15 giorni non ce le facciamo più", afferma Zanon. In primavera ospedali romandi avevano accolto pazienti francesi. La Lombardia e il Ministero della salute a Roma hanno chiesto aiuto alla Svizzera? "A me non risulta", è la risposta, "ma lancio un appello, se ci possono dare una mano che ci contattino".