"Sono provvedimenti sia di natura formale, sia di natura organizzativa" legati al "funzionamento dell'associazione e alla comunicazione interna. Siamo stati piuttosto puntuali". Così Gabriele Fattorini, direttore della Divisione dell'azione sociale e delle famiglie (DASF) ha precisato alla RSI le misure intimate dal cantone a Unitas, dopo l'audit esterno che ha confermato la presenza di serie criticità in seno all'associazione dei ciechi e degli ipovedenti della Svizzera italiana.
Il cantone, in buona sostanza, si è fatto decisamente sentire. E l'imposizione di interventi, più nel dettaglio, concerne la vigilanza interna, la gestione delle segnalazioni e del flusso di informazioni, così come questioni più strutturali come la gestione di conflitti d'interesse; il cumulo di cariche in relazione alle fondazioni che ruotano attorno a Unitas.
"Sì, lo riconosciamo e siamo pronti a intervenire", ha quindi dichiarato Mario Vicari, il presidente dell'associazione, osservando che Unitas è cresciuta negli anni fino a diventare oggi comparabile ad un'azienda di medie dimensioni. Richiede quindi "una revisione delle strutture". Ora quindi "si tratta di lavorare, e saremo sempre pronti a informare soci, volontari, collaboratori sulle misure che prenderemo nei prossimi mesi".
Unitas: imposti provvedimenti
SEIDISERA 16.12.2022, 19:08
Contenuto audio
Intanto, va rammentato, l'associazione percepisce dal canton Ticino due milioni e mezzo di franchi. Questo, perlomeno, è l'ammontare nel 2022. Ma questo contributo potrebbe essere messo in discussione, se non si apportassero gli interventi richiesti? "Diciamo che per ora è fuori discussione, risponde Fattorini, aggiungendo che con queste misure si sta ora cercando con Unitas "di poter mantenere il rapporto di fiducia, di continuare, guardando avanti".
C'è tuttavia una dimensione interna alla vicenda, e non di poco conto. In marzo, infatti, alcuni utenti e associati hanno chiesto le dimissioni dell'intero comitato di Unitas. La dirigenza avrebbe in sostanza chiuso per anni gli occhi davanti a ripetuti episodi discutibili, dei quali si rese protagonista l'ex "uomo forte" dell'associazione: un ex dirigente, per il quale è stato però pronunciato qualche mese fa un non luogo a procedere, sul piano penale, a seguito di prescrizione.
"Alcune persone dovrebbero farsi un piccolo esame di coscienza e chiedersi se sono ancora al posto giusto e se hanno capito. Se non sono solo reazioni di circostanza. Tutto questo lo dobbiamo alle vittime", commenta intanto Gabriele Ghirlanda, ex membro del comitato; uno di coloro che hanno contribuito a far emergere certi casi.