Anche il canton Grigioni sarà colpito dai dazi imposti da Donald Trump. Il Cantone non è prettamente votato all’export, ma vende merce all’estero per 2,5 miliardi di franchi, di cui il 10% negli Stati Uniti. Le imprese grigionesi si sono perciò dichiarate preoccupate e non escludono fallimenti.
“Le aziende esportatrici stanno valutando dove investire”, ha dichiarato al Telegiornale Maurus Blumenthal, direttore dell’Unione arti e mestieri del canton Grigioni, sottolineando che le imprese potrebbero “spostare linee di produzione e ridurre posti di lavoro”. “La situazione è incerta”, ha proseguito il direttore, ma ci sono diversi strumenti che possono essere messi in atto, come “il lavoro a orario ridotto, che ora potrebbe essere usato maggiormente”.
La Hamilton, ditta americana che si occupa di tecnologia medicale, ha già deciso di reagire e sposterà dai 100 ai 200 posti dai Grigioni agli Stati Uniti. Andreas Wieland, presidente del consiglio di amministrazione di Hamilton, pensa che altre imprese seguiranno l’esempio: “Non si potrà stare a lungo ad osservare la situazione, bisognerà alzare i prezzi”, dice, evidenziando che “nessuna azienda ha un margine del 30%”.
Nei Grigioni ci sono altre ditte medio-grandi che esportano negli USA, tra le quali la EMS Chemie, che per il momento non si è ancora esposta. Diverse aziende stanno ancora cercando di capire quali prodotti verranno colpiti effettivamente dai dazi e stanno valutando la possibilità di ampliare la produzione in America.
Il Cantone teme queste possibilità e attende i risultati delle trattative sull’asse Berna-Washington. “Siamo preoccupati soprattutto per le piccole imprese esportatrici, che non hanno la possibilità di trasferire la produzione negli Stati Uniti”, ha spiegato alla RSI Marcus Caduff, consigliere di Stato del Canton Grigioni e direttore del Dipartimento dell’economia e della socialità. Si ha anche paura per “gli effetti indiretti che una recessione potrebbe avere sul turismo”, conclude Caduff. La paura è legata quindi all’effetto a catena che i dazi di Trump potrebbero avere sull’intera economia.
Ance il settore delle spedizioni si confronta con i dazi
La preoccupazione è forte anche in Ticino. “Il contraccolpo dei dazi c’è”, dichiara Marco Oliver Tepoorten, presidente della ditta di spedizioni Franzosini di Novazzano, ricordando che “le aziende dovranno in parte supportare questi dazi, per evitare che vadano completamente a carico del cliente finale”.
Nonostante la maggior parte dei trasporti dell’impresa sia concentrato verso l’Europa, una quota di essi va anche negli Stati Uniti. “Proprio in questo istante abbiamo delle spedizioni su New York e Houston, che sono ancora in viaggio e saranno soggette a dazio”, continua Tepoorten, ricordando che “questo significa che le spedizioni dovranno pagare le imposizioni decise da Trump”.
“La Svizzera è l’unico paese al mondo che applica i dazi al peso invece che al valore”, ma “avendo tolto la maggior parte di essi ad inizio 2024”, al momento “non abbiamo la materia per contrattare con l’America”, conclude il presidente.