Un tipo di truffa legato al Covid sta occupando molto la Procura ticinese, riguarda le aziende che hanno beneficiato del lavoro ridotto, nonostante continuassero a lavorare a pieno regime o comunque a uno superiore rispetto a quanto annunciato. Sono oltre un centinaio. Alla Procura ticinese giungono segnalazioni ogni settimana e vengono trattate come priorità.
Prestiti e indennità hanno aiutato molte aziende, ma la facilità con cui si potevano ottenere ha spinto alcuni imprenditori ad agire illegalmente. E a due anni e mezzo dall'inizio della pandemia il ministero pubblico resta quindi molto sollecitato, soprattutto per quanto riguarda il lavoro ridotto, come conferma il sostituto procuratore generale Andrea Balerna.
Il ricorso a questa tipologia di aiuto è infatti durato più a lungo rispetto ai prestiti Covid, tanto che alcune aziende ne beneficiano ancora. Le segnalazioni di abuso provengono soprattutto dalle casse disoccupazione o dai lavoratori.
Dai dati della SECO, la Segreteria di Stato dell'economia, il Ticino è il Cantone più attivo contro questo tipi di truffa. Secondo Balerna, perché viene data la priorità a chi ha abusato di un aiuto pubblico: si interviene sui casi da poche decine di migliaia di franchi come su quelli da decine di milioni, "tutti soldi dei contribuenti".
Recuperare il denaro è più facile per le indennità di lavoro ridotto, più difficile nei casi di prestito: spesso i soldi sono stati spesi, ne viene restituito solamente il 20% circa.