Abolizione della soglia di cambio fissa franco-euro, abbandono del segreto bancario o ancora iniziativa sulle residenze secondarie: elementi che hanno inciso non poco sull’economia del Canton Ticino che ha alle spalle anni difficili. Vari altri settori, rileva uno studio di Credit Suisse presentato oggi (lunedì), hanno tuttavia riscontrato una forte crescita.
Tra questi, rileva la banca, ci sono: sanità e educazione, servizi alle imprese, commercio all’ingrosso, trasporto e logistica, tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni, così come i prodotti farmaceutici e i dispositivi medici. Stando agli autori dello studio, negli anni si è assistito quindi a uno spostamento del tessuto economico locale verso settori a forte valore aggiunto.
"Occupazione, evoluzione positiva"
In Ticino, “c’è stata un’evoluzione positiva in termini di occupazione e crescita economica, – spiega Sara Carnazzi Weber, responsabile dell’analisi politico-economica di Credit Suisse – che emerge in un mutamento della struttura settoriale verso attività a più forte creazione di valore, e questo a nostro avviso può essere la base per uno sviluppo futuro e per un riassetto dell’economia cantonale”.
Il mercato del lavoro è dunque in fermento; in alcune realtà svizzere le difficoltà a reclutare persone cominciano a essere rilevanti, ma per ora meno in Ticino, dove si può attingere anche al bacino d’oltre confine. Tuttavia, questa disponibilità di manodopera potrebbe affievolirsi – sottolinea lo studio – e ci sono già alcuni segnali, come il fatto che il frontalierato sta invecchiando. “Quello che constatiamo – rileva ancora Carnazzi Weber – è che il frontalierato sembra essere meno attrattivo per le fasce più giovani”. Da questo punto di vista il nuovo accordo fiscale per i frontalieri renderà il Ticino meno attrattivo per i lavoratori italiani: si tratta un aspetto negativo per l'economia ticinese? “Non direi che sia necessariamente un aspetto negativo, però dovrebbe innescare un riassetto della struttura economica del cantone, che era fortemente impostata a una forte disponibilità di manodopera grazie appunto al bacino d’oltre confine, che un domani magari non sarà più così numeroso: si potrebbe arrivare a una diminuzione della densità occupazionale, oggigiorno in Ticino molto elevata”.
Verso un deficit di manodopera
Frontalieri a parte, anche in Ticino secondo Carnazzi Weber si sta quindi aprendo un deficit in termini di manodopera: “Già a partire dal 2021 osserviamo come le uscite dal mercato del lavoro ticinese di persone che vanno in pensione, superino l’entrata di giovani tra 20-25 anni. Abbiamo quindi un deficit dal punto di vista demografico, che potrebbe andare ad aggiungersi a un’attrattiva minore per il frontalierato, e portare in un primo tempo a difficoltà nel reclutamento di persone di quanto non si sia verificato negli ultimi anni o decenni”.
Ticino che - dati e calcoli alla mano fatti dai ricercatori del Credit Suisse - si sta profilando come Cantone con un'attrattiva residenziale finanziaria superiore alla media svizzera, soprattutto per le famiglie con figli. In poche parole - a parità di stipendio - in Ticino restano più soldi nelle tasche delle famiglie. E questo grazie ai costi più contenuti per l'alloggio e per la custodia dei figli.