"Il nostro compito centrale è combattere l'antisemitismo. Sporgiamo una decina di denunce all'anno, ma ci rivolgiamo alla giustizia solo in casi estremi. Quello della signora Tami è a nostro avviso un caso estremo": si esprime così Jonathan Kreutner, segretario generale della Federazione svizzera delle Comunità israelite, che ha denunciato Liliane Tami per le affermazioni fatte in particolare su TeleTicino.
La candidata alle elezioni comunali a Capriasca, da cui l'UDC ha nel frattempo preso le distanze, aveva in particolare affermato che i 6 milioni di ebrei uccisi durante l'Olocausto sono un numero simbolico. Per la FSCI, una banalizzazione della Shoah e una violazione dell'articolo 261 bis del codice penale, la norma contro il razzismo. Un reato che sarebbe perseguibile d'ufficio, ricorda Kreutner, "ma volevamo agire per essere sicuri che la procura agisse".
Il rischio che la denuncia e la conseguente eco mediatica finisca con il favorire la campagna elettorale di Liliane Tami, rendendola vittima agli occhi di alcuni, "esiste sempre" ma "bisogna fare capire che non tutto può essere accettato", conclude Kreutner.
CSI 18.00 del 14.03.2021 La voce di Paolo Bernasconi
RSI Info 14.03.2021, 19:00
Articolo 261 e libertà d'espressione
"La libertà d'espressione è limitata da questa norma, ma il Tribunale tende a riconoscerla il più possibile": ad affermarlo è l'avvocato Paolo Bernasconi, riguardo all'applicazione dell'articolo 261 bis sulla base del quale Liliane Tami è stata denunciata. "Ricordo - precisa Bernasconi - un caso recente in cui qualcuno aveva negato l'eccidio di Srebrenica e il Tribunale federale lo ha assolto". In questo caso "si è minimizzato sul numero delle vittime", ma - e qui Bernasconi avanza un'opinione - questo costituisce "una negazione della soluzione finale" progettata dai nazisti, che consisteva nell'eliminazione di tutti gli ebrei.