La mobilità elettrica è in piena crescita e secondo la “roadmap 2022” della Confederazione, di cui il TCS è cofirmatario, la percentuale di auto elettriche e ibride ricaricabili di nuova immatricolazione dovrebbe arrivare al 15% entro il 2022. Il raggiungimento di questo ambizioso obiettivo esige, in particolare, lo sviluppo rapido delle stazioni di ricarica. Sviluppo che a livello ticinese sarà amplificato dagli incentivi in materia varati lo scorso giugno dal cantone per circa 3 milioni di franchi.
Tuttavia, se è vero che ogni veicolo ricaricabile può essere semplicemente collegato ad una presa elettrica di casa, è anche vero che tale soluzione non è l’ideale. In primo luogo, le prese domestiche non sono concepite per distribuire costantemente un massimo di corrente elettrica e potrebbero surriscaldarsi. Inoltre, gran parte dei cavi di ricarica, in caso di surriscaldamento della presa, riducono la potenza distribuita a circa 2 kW, il che allunga notevolmente la durata della ricarica e il cavo corre il rischio di prender fuoco. È per questo motivo che i costruttori, come pure il Touring Club Svizzero, suggeriscono di installare una "wallbox", ossia la colonnina di alimentazione domestica che offre una ricarica rapida e sicura.
Ai microfoni della RSI Saverio Bechtiger di Enerti, la società che riunisce le nove principali aziende distributrici d'energia elettrica in Ticino che gestiscono colonne di ricarica, ha precisato quale sia la situazione su questo fronte. Un fronte che, sottolinea Bechtiger, ha potuto approfittare pure di buona parte della vecchia rete già creata a suo tempo da InfoVel.