Il fenomeno degli haters, ossia di coloro che nell'universo digitale si rendono responsabili di ingiurie e intimidazioni, è ormai da tempo al centro di intensi dibattiti. La loro aggressività può infatti assumere dimensioni inquietanti e portare a gravi conseguenze per le vittime. Ben lo sa la donna, medico del traffico a Chiasso, finita dal 2019 al centro di una vera e propria campagna di insulti sui social network. Del caso la politica ticinese si è occupata a più riprese con varie interrogazioni parlamentari. E proprio ieri il Tribunale d'appello ha preso in esame la vicenda.
Ticino e diffamazione online: altri 4 processi
SEIDISERA 18.07.2023, 18:15
Confrontata ad una valanga di commenti diffamatori e insultanti, la donna si rivolse al Ministero pubblico per sottoporre al procuratore generale Andrea Pagani una lunghissima lista di post lasciati sul profilo di un granconsigliere UDC che parlava di lei. La vicenda è così sfociata in una cinquantina di denunce e in almeno 18 condanne per diffamazione. Gli ultimi 4 casi sono andati in scena ieri al Tribunale d'appello. La corte si è occupata di 3 imputati che in primo grado erano stati prosciolti dalla Pretura penale, visto che più che la persona avevano attaccato il sistema. La donna ha però chiesto una revisione del processo. In esame, quindi, anche la posizione di una persona condannata in primo grado che chiedeva un appello per essere assolta. Le relative sentenze sono attese per i prossimi giorni. Intanto il legale della vittima Edy Salmina ha sottolineato la gravità della vicenda, ricordando che si è trattato di uno dei casi di stalking collettivo più rilevanti mai avvenuti in Ticino.
Cyberbullismo: parla la vittima
SEIDISERA 18.07.2023, 18:21
"Nulla riuscirà mai a risanare questa cicatrice... Mi hanno fatto veramente male", commenta la donna ai microfoni della RSI. Le persone da lei denunciate - con età comprese fra i 18 e i 75 anni - "non si rendono conto" del male insito in "quello che per loro è soltanto una frase": attacchi alla sua dignità personale, come pure alla sua professione, che hanno avuto "ripercussioni veramente gravi". Ma la violenza nei suoi confronti non si è consumata unicamente sul piano verbale e virtuale. La vittima ricorda infatti di aver subito anche "minacce fisiche" da parte di persone che di sera la seguivano, nonché "atti vandalici" ai danni di sue proprietà. "Fa paura. E lo dico davvero", sottolinea con amarezza.
Ma in che direzioni occorre procedere per scongiurare i pericoli della diffamazione in rete? Le condanne fin qui inflitte rappresentano anzitutto "un segnale" sul fatto di "non tollerare questa aggressività sui social network", osserva in proposito Bertil Cottier, professore emerito di diritto dei media all'USI e all'Università di Losanna. Va quindi chiamato in causa il ruolo dei media "nel dare visibilità alle condanne", in modo da "dare un ammonimento" sulla inammissibilità di simili comportamenti.
Social network e insulti: l'approfondimento con Bertil Cottier
SEIDISERA 18.07.2023, 18:26
Sempre in relazione ai media, a entrare in gioco è la loro responsabilizzazione in quanto intermediari. Devono quindi "fare più monitoraggio", eliminando i "commenti che sono aggressivi o illeciti", sottolinea Cottier, rilevando che nell'UE si registra "un'evoluzione, in particolare per dare in questo senso "più responsabilità alle piattaforme" online. Ma la lotta contro gli haters non può prescindere dal fatto che oggi, sui social network, "si può calunniare e denigrare" anche "in modo anonimo". Attualmente però si sta discutendo "a livello dei legislatori internazionali", per precludere questa possibilità che, in tutta evidenza, incoraggia "i commenti negativi o aggressivi".