Emergono nuovi dettagli dall'inchiesta che la procura ticinese ha avviato nei confronti della Argo 1 (prima OtenyS). L’agenzia di sicurezza, che separatamente forniva anche consulenze informatiche, potrebbe avere riciclato i proventi di una frode fiscale orchestrata in Italia. Il raggiro, di alcuni milioni, sarebbe stato messo a segno approfittando della legge italiana n. 190, che concede la possibilità di dedurre dalle imposte gli investimenti a favore della ricerca e lo sviluppo.
La Argo 1/OtenyS inviava fatture a una società di Treviso. Un "organismo di ricerca" senza fini di lucro, come si autodefinisce sulla sua pagina internet, che in realtà – sospettano gli inquirenti – dalla Argo 1 non avrebbe mai ricevuto alcun servizio. Il denaro arrivava in Ticino, e da qui (sempre dietro l’emissione di fatture legate alla ricerca) veniva parzialmente dirottato all’estero, in Inghilterra o nell’Est Europa. L’amministratore della Argo 1 contesta però ogni accusa: le prestazioni erogate – sostiene – erano reali. Il suo legale, Cesare Lepori, ha già chiesto un incontro con il ministero pubblico per chiarire la vicenda.
Il PPD propone un'analisi esterna
Intanto si registrano novità anche sul fronte politico. Venerdì il Partito Popolare Democratico, attraverso il suo capogruppo in Gran Consiglio Maurizio Agustoni, aveva definito prematuro l’avvio di un’inchiesta parlamentare. Oggi (domenica) il PPD ha formulato la sua proposta: l’assegnazione di un’analisi esterna che faccia piena luce sul mandato Argo1. Lo ha annunciato alla RSI il presidente Fiorenzo Dadò. "Nessuna paura. Siamo i primi a volere la verità", ha sottolineato nell'intervista concessa al Quotidiano in onda alle 19.00 su LA1.
Francesco Lepori
Rivedi la puntata di Falò Dentro Argo 1 – I misteri di uno scandalo