Un anno fa, prima di Natale, Roma e Berna firmavano il nuovo accordo sulla tassazione dei frontalieri, dopo anni di negoziati. Gli echi di quella gestazione travagliata, però, non si sono ancora spenti. La Commissione della Gestione ha in mano tre atti parlamentari: due sono targati PLR uno PPD, il più vecchio risale al 2015. La domanda, quindi è una sola: non si è troppo in ritardo?
"No, anche perché o entra in vigore il nuovo accordo sui frontalieri - e questo dipenderà però anche dalla buona volontà della controparte italiana e ci sarà comunque un'importante quantità di imposte ticinesi che dovranno essere versate all'Italia - o resterà in vigore l'attuale accordo sui frontalieri - che continua a creare ammanchi fiscali molto importanti al Cantone", spiega il granconsigliere Maurizio Agustoni (PPD).
Agustoni, con il leghista Boris Bignasca, sta preparando il tema per il Parlamento, ma Berna ha già risposto no alle compensazioni. Non c'è base legale e gli altri cantoni sarebbero discriminati. "Non penso ci siano molti cantoni in una situazione peggiore della nostra, però se non si insiste non si ottiene niente", sottolinea Agustoni.
A Roma la discussione non è ancora stata messa in agenda, anche se sembra superato lo scoglio delle preoccupazioni rinnovate dei Comuni di frontiera, che vogliono le stesse risorse dell'era dei ristorni (80/90 milioni di franchi all'anno). "Dovremmo poter rispettare il termine previsto, queste sono le indicazioni di cui disponiamo. Significa che i due Parlamenti dovrebbero pronunciarsi al più attorno a settembre 2022", dice il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta.
Resta un nodo importante da sciogliere, messo nero su bianco anche dal Governo, l'accesso diretto al mercato italiano per i gestori patrimoniali. "Da parte nostra, come Canton Ticino, come Consiglio di Stato, non terminiamo mai di ribadire a Berna nei vari incontri che abbiamo, su queste tematiche, questa necessità. Sicuramente i tempi sono più lunghi rispetto a quello dell'accordo sui frontalieri, anche perché qui gli interessi tra Svizzera e Italia sono al momento divergenti", spiega Vitta. E questo preoccupa la politica e la piazza finanziaria.
Modem:
La frontiera della fiscalità
Modem 14.12.2021, 08:30
Contenuto audio