La fine di 23 anni di attività del Caffè desta molti dubbi e preoccupazioni tra i suoi collaboratori, in particolare per chi lavorava presso il domenicale in modo indipendente.
Natasha Fioretti, segretaria operativa dell'Associazione ticinese dei giornalisti e collaboratrice del Caffè, spiega chiaramente che il Ticino resterà orfano di un modo ormai perso di fare giornalismo. In tal senso Federico Franchini, che da circa cinque anni collaborava con la testata, spiega con rammarico come per lui si tratti di "una giornata triste, perché significa la fine di uno spazio di scrittura libero in cui potevo proporre i miei temi e miei argomenti che spesso in Ticino non sono trattati e che sul Caffè trovano spazio senza censura e in piena libertà. Mi chiedo se ciò sarà ancora possibile con il nuovo prodotto pubblicato dalla fine di questa estate".
Le domande sono in particolare rivolte al futuro dei collaboratori, poiché la nuova proprietà non ha ancora fornito garanzie di continuità. "La preoccupazione va in particolare al mantenimento delle collaborazioni, ma anche ai compensi, perché lo sappiamo, nel mercato ticinese i compensi stagnano da moltissimi anni e il Caffè ne aveva di maggiori rispetto ad altri quotidiani, per un freelance questa è una domanda di fondamentale importanza", spiega Fioretti.
Il rischio parrebbe infatti che fare il freelance possa diventare impossibile. "Gli spazi sono sempre meno, le retribuzioni sono oggettivamente inferiori rispetto al resto della Svizzera e quindi c'è sicuramente un grosso punto interrogativo" conferma Franchini.
L'ultimo Caffè della domenica
Il Quotidiano 04.07.2021, 21:35