Controlli di identità negli stadi entro settembre. È quanto auspicato dal capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, che ha incontrato mercoledì a Bellinzona i responsabili dei più importanti club sportivi del cantone. Bisognerà però definire le modalità e capire quanto andranno a pesare sulle finanze delle squadre.
Alcuni passi sono già stati fatti, basti citare come esempio il sequestro domenica a Cornaredo di 62 fumogeni tra i tifosi del San Gallo. Sono inoltre state 15 le procedure di identificazione degli ultras avviate negli ultimi mesi. Episodi come il lancio dei fumogeni avvenuti in gara 7 della finale di hockey, confermano però che bisogna fare di più, e una via, secondo Gobbi, è quella dell'identificazione dei tifosi.
Le società hanno fatto evidentemente i loro distinguo - ha dichiarato Gobbi - Bisogna capire se deve essere applicato solo al settore ospiti, se per il calcio ci sono misure differenti..."
"Posso immaginarmi - ha dichiarato Michele Orsi, direttore generale dell'Hockey Club Ambrì Piotta - che chi sa di essere identificato probabilmente prima di compiere delle azioni assolutamente non adeguate vorrà riflettere su quello che fa".
Il dipartimento farà delle proposte entro i prossimi mesi, ma a preoccupare sono anche i costi, come dichiarato dal direttore generale del Football club Lugano Michele Campana: "Chiaramente il lato finanziario ci preoccupa ma siamo anche noi concordi comunque che l'identificazione sia probabilmente il principale deterrente".
CSI/Bleff