Il Governo grigionese non intende aprire la strada a possibili tagli fiscali, e respinge un incarico in tal senso del gruppo parlamentare PLD.
Il Partito liberale democratico ritiene che si debba agire in considerazione della buona situazione finanziaria attuale del cantone. In vista dell'imminente riesame del catalogo dei compiti e delle prestazioni dell'amministrazione cantonale, il partito vuole incaricare l'Esecutivo di preparare raccomandazioni per il Parlamento su come ridurre la pressione fiscale per le persone fisiche e le imprese. I liberali grigionesi temono inoltre gli effetti negativi dell'incombente armonizzazione delle aliquote d'imposta per le persone giuridiche richiesta a livello internazionale dall'OCSE. Secondo il partito si tratta di mantenere un sostrato fiscale competitivo per le persone giuridiche, affinché le imprese possano avere i mezzi per investimenti e nuove assunzioni.
Le ragioni dell'Esecutivo
Nella sua risposta pubblicata oggi, lunedì, il Governo chiede invece al Gran Consiglio di respingere l'incarico del PLD. L'esecutivo sottolinea che "gli scenari di politica finanziaria per il 2023-2025 mostrano che le prospettive finanziarie a medio termine sono associate a un'incertezza relativamente grande". In particolare - aggiunge - l'ottimistica previsione di una distribuzione di utili della Banca Nazionale per circa 93 milioni di franchi all'anno fino al 2025 non è assolutamente garantita, poiché l'ammontare effettivo dei versamenti della BNS nei prossimi anni dipende in misura determinante dall'evoluzione dei mercati finanziari.
L'esecutivo retico ricorda che nella corrente legislatura 2019-2022 sono già stati attuati "considerevoli sgravi fiscali" sia per le persone fisiche, sia per le persone giuridiche. E che gli effetti a medio termine sui ricavi del Cantone si manifesteranno soltanto nei prossimi anni. In particolare, il Gran Consiglio nel 2019 ha approvato la riforma dell'imposta sulle successioni e l'attuazione della riforma fiscale e del finanziamento dell'AVS (RFFA). Nel 2020 il parlamento ha poi deciso di ridurre dal 4% al 2% l'aliquota massima dell'imposta speciale su prestazioni in capitale della previdenza.
L'Esecutivo ricorda inoltre che il Parlamento ha la possibilità di reagire alla situazione attuale in occasione della determinazione annuale dei tassi fiscali nel quadro del preventivo. Il Governo ritiene perciò che l'elaborazione di raccomandazioni operative a destinazione del Gran Consiglio relative a ulteriori riduzioni delle imposte non sia opportuna.