Ticino e Grigioni

I negozi sono 300 in più

Errate le cifre fornite a febbraio dalla paritetica. Aumenta il quorum per il CCL

  • 15 marzo 2017, 19:18
  • 23 novembre, 06:26
Hanno chiuso in tanti, ma non è l'ecatombe paventata in febbraio

Hanno chiuso in tanti, ma non è l'ecatombe paventata in febbraio

  • © Ti-Press / Davide Agosta

Non è vero che negli ultimi cinque anni sono andati persi 600 negozi in Ticino. Il dato fornito a inizio febbraio dalla Commissione paritetica per il commercio al dettaglio non era attendibile. Insomma, c'è stata un'importante erosione di commerci nel settore, ma non una vera e propria ecatombe.

Dopo maggiori approfondimenti, infatti, i punti vendita nel Cantone risultano essere 1'900, ovvero 300 in più rispetto a quanto comunicato dalla commissione poco più di un mese fa. Una gatta da pelare per chi sta raccogliendo le firme per l'entrata in vigore del contratto collettivo di lavoro, vincolante per l'estensione degli orari di apertura votata dal popolo. Per raggiungere il quorum, infatti, occorre ora l'accordo di 750 datori di lavoro. Rinaldo Gobbi, presidente della paritetica, spiega così l'errore: "Ci eravamo basati su dati statistici e non effettivi, poi abbiamo ritenuto opportuno indire un censimento rivolgendoci alle cancellerie comunali e abbiamo passato a tappeto il territorio cantonale contando i negozi effettivamente aperti".

Oggi manca ancora oltre un terzo delle firme, dopo circa 7 mesi di lavoro. Il traguardo è raggiungibile? "È difficile ma faremo il possibile, mettendoci tutte le nostre forze", afferma ancora Gobbi.

Sul fronte della manodopera - sono circa 11'000 le persone impiegate nella vendita - il quorum è già stato raggiunto da tempo, grazie ai sindacati OCST, SIT e SIC. Il vicesegretario cantonale dell'OCST, Paolo Locatelli, esprime da una parte la convinzione di avere finalmente un censimento attendibile, dall'altra la preoccupazione per ciò che rimane da fare di competenza soprattutto della Federcommercio. Il numero dei negozi censiti un mese fa era stato contestato dal sindacato UNIA, che si era chiamato fuori subito dalla partita, non condividendo le condizioni previste per il personale della vendita.

Dal canto suo il consigliere di Stato Christian Vitta, attende una comunicazione ufficiale da parte della commissione, prima di esprimersi. Certo è che per la consegna delle firme difficilmente verrà rispettato il nuovo termine, non vincolante, di fine marzo. Insomma, si va verso l'allungamento ad oltranza dei tempi supplementari.

Quot/CSI/pon

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