Quello che si è svolto sabato a Lugano "è un Pride riuscito e che ha avuto una risonanza nazionale". Ne è convinta Caroline Dayer, ricercatrice a Ginevra, che commenta così la prima manifestazione LGBT della Svizzera italiana, a cui si stima che abbiano partecipato tra le 6'000 e le 7'000 persone.
A chi sostiene che si è trattato di una parata troppo "soft", senza carri e con poca musica, Dayer risponde ai microfoni della RSI che "in Ticino era il primo, e di solito per il primo si sceglie un profilo un po’ più basso". Ma l'obiettivo di una manifestazione come quella che ha colorato le vie di Lugano - organizzata da Imbarco Immediato, Network e Zonaprotetta - era "rendere visibile una realtà per molti sconosciuta: quel che conta è che chiunque possa partecipare nel modo e con l’abbigliamento che preferisce".
Inoltre, la partecipazione di diversi politici, dal sindaco Marco Borradori al consigliere federale Ignazio Cassis, secondo l'esperta è la dimostrazione del successo dell'evento. "Abbiamo visto che il Ticino partecipa al movimento di difesa di una minoranza vittima di discriminazioni e di violenze, che non gode ancora dei medesimi diritti del resto della popolazione", ha osservato Dayer.