"Abbiamo voluto fare un pride aperto a tutta la popolazione, un confronto con la società. Questo ha portato forse a quello che viene ritenuto un pride un po' più soft". Nel giorno della prima sfilata dell'orgoglio omosessuale a Lugano, apice di una settimana di incontri ed eventi, Mattia Modini del comitato organizzativo ne difende la necessità: "Ci sono ancora molti stereotipi, soprattutto nella Svizzera italiana. La nostra cultura cattolica e rivolta all'Italia forse fa sì che questa discriminazione sia un po' accentuata".
"Ci aspettavamo qualche polemica, fa parte del dibattito pubblico", afferma Modini, "ma c'è stata anche molta apertura, pure da parte dei commercianti. Se qualcuno oggi farà una passeggiata in centro vedrà anche molte vetrine colorate". Sottolinea inoltre il momento di raccoglimento per le vittime dell'omofobia, venerdì sera nella chiesa evangelica di Viale Cattaneo.
Alla manifestazione è atteso "un pubblico molto eterogeneo". Prevista la partecipazione anche di associazioni dal resto della Svizzera e dall'Italia.
CSI/pon