Un'azione di volantinaggio ha avuto luogo martedì davanti a Palazzo federale. Lo scopo di UNIA era quello di sensibilizzare i deputati alle Camere, ticinesi in particolare, su quello che viene ritenuto un pericoloso precedente: sei mesi fa, il Consiglio federale ha introdotto un'eccezione per i salariati del cantone, rimasti esclusi dal salario minimo nazionale di 3'700 franchi (3'600 nelle regioni di frontiera) previsto dal CCL del personale delle stazioni di servizio.
"In Ticino il lavoro ha lo stesso valore che nel resto del paese", ha sostenuto il sindacalista Giangiorgio Gargantini. Al termine di un colloquio di mezz'ora con alcuni parlamentari ticinesi, il loro presidente Marco Romano ha dichiarato che bisognerà "capire come mai viene creata per la prima volta una differenza che su altri dossier si era sempre negata".
I sindacati intendono tornare alla carica con una petizione firmata da un centinaio di dipendenti del settore. Sono probabili degli atti parlamentari ma un passo indietro del padronato non è da prevedere. I rappresentanti dei lavoratori sperano che la loro istanza la prossima volta venga accolta. La speranza di una svolta dovrebbe essere rinviata a fra due anni, al momento del rinnovo del contratto.
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