Viene definita “salute di precisione” e, per capire di cosa si tratta, basta pensare ai sensori per i diabetici: applicati sulla pelle, comunicano la glicemia a un dispositivo elettronico che dosa l’insulina. Una tecnologia che migliora la cura e la qualità di vita del paziente.
Integrando medicina, informatica e telecomunicazioni, soluzioni di questo tipo potrebbero essere applicate in molti altri ambiti e gli sviluppi di queste tecnologie sono stati discussi da numerosi specialisti oggi (venerdì) al Campus USI-SUPSI a Lugano.
“Parliamo di salute di precisione e non solo di medicina di precisione perché consideriamo anche tutta la vita al di fuori dell’ambito sanitario - spiega ai microfoni del Quotidiano Stéphane Meystre, direttore dell’istituto MeDiTech della SUPSI –. L’aspetto della precisione è quello di tenere in considerazione le caratteristiche interindividuali delle persone, quelle che sono uniche in ognuno di noi, date da fattori come l’ambiente in cui viviamo e lo stile di vita. Con questo approccio possiamo essere molto più precisi, predittivi e personalizzati”.
Lo stile di vita incide infatti sulla nostra salute per un buon 40%, ben più della genetica, dei fattori ambientali e delle cure mediche. E ognuno è un individuo a sé: “Alla fine porterà anche a un risparmio nei costi - spiega da parte sua il responsabile formazione medica e ricerca dell’EOC Alessandro Ceschi -, ma è chiaro che la parte di diagnostica implica un certo investimento. L’obbiettivo è però avere poi anche una certa trasversalità delle procedure diagnostiche: pensiamo ad esempio all’oncologia, dove già oggi si fa una diagnostica molto mirata sia sul paziente sia sul tumore per poi scegliere il trattamento più adatto”.
La sfida più grande resta la raccolta, l’analisi e l’integrazione clinica dei dati sanitari, con lo scopo di migliorare la scienza medica attraverso l’analisi dei dati. E lo testimonia la presenza alla conferenza odierna di ingegneri, informatici, ricercatori ed esperti di telecomunicazioni.