Da tempo in Ticino non piove in modo sostanzioso e si parla già di siccità. Durante l'inverno, le precipitazioni sono state la metà del normale, con diverse conseguenze. Tra queste, anche i divieti di accendere fuochi all'aperto, un divieto scattato l'ultima volta il 3 febbraio scorso e tutt'ora in vigore a Sud delle Alpi, dove le giornate con questo allarme vanno aumentando: erano 160 solo l'anno scorso. Non tutti però sono coscienti del pericolo.
“Si dovrebbe sensibilizzare visitatori ed escursionisti"
Il comandante dei pompieri di Locarno, Alain Zamboni, afferma che già dal mese scorso i pompieri sono pronti ad intervenire, ma sottolinea che rimane fondamentale la prevenzione. “Chi vive in Ticino ha una sensibilità accresciuta in questi periodi, e presta la dovuta attenzione. La situazione tende a scappare di mano a chi non ha familiarità con queste condizioni meteorologiche: visitatori, escursionisti, chi ha magari un rustico o lo affitta”, spiega il comandante. “Si dovrebbe sensibilizzare questa utenza a evitare certi comportamenti”, aggiunge.
Il numero di giornate all'anno in cui vige il divieto di accendere fuochi all'aperto è in aumento: l'anno scorso erano 162, anni fa 125. Occorre quindi essere sempre più attenti. Invece, proprio lo scorso sabato sera, un gruppo di turisti ha piazzato la propria tenda nei boschi vicino a Ronco sopra Ascona e ha acceso un falò per riscaldarsi. “Ci si può immaginare che i ragazzi siano andati a dormire lasciando il fuoco incustodito. Basta un po’ di vento per far sviluppare il fuoco e farlo divampare”, commenta Zamboni. L'intervento dei pompieri è riuscito ad evitare il peggio.
Necessaria una sensibilizzazione
Manca una sensibilità da parte degli escursionisti, che non si informano attivamente sulla situazione ticinese. D’altro canto, il Cantone potrebbe impegnarsi a promuovere più informazione riguardo. “Ci dovrebbe essere uno sforzo importante in questo senso”, ha affermato Zamboni. Senza un lavoro di sensibilizzazione, continueranno ad esserci conseguenze importanti per il territorio e per le persone”. I danni al patrimonio boschivo sono ingenti e il lavoro di rimboschimento richiede decenni.
Ogni giornata di divieto, è una giornata d'allerta per i corpi dei pompieri, composti soprattutto da volontari. “Allo stato attuale, le attrezzature a disposizione sono adeguate ai bisogni”, conclude Zamboni. Ma l'aumento di prolungate siccità significa ad ogni modo anche un aumento del carico di lavoro per tutti.
Il carico di lavoro può essere nettamente diminuito se si agisce adottando le giuste precauzioni e si seguono le linee guida e i divieti. La prevenzione è di fondamentale importanza anche secondo chi studia gli incendi boschivi.
Nove incendi su dieci sono di origine umana
Un centinaio di incenti forestali all'anno in Svizzera, perlopiù tra febbraio e aprile e in luglio e agosto, e geograficamente concentrati a sud delle Alpi: in Ticino e nelle valli meridionali dei Grigioni e del Vallese. L'unica causa naturale di questi fenomeni sono i fulmini e ben nove incendi su dieci sono di origine umana.
“Sull'incendio di causa umana si può agire molto", spiega Marco Conedera, ingegnere forestale dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio". "Si è già fatto molto negli ultimi anni a livello di prevenzione, attraverso il decreto della proibizione di accensione di fuochi all'aperto che, a partire dagli anni '90 ha comunque ridotto a un terzo, a parità di condizioni meteorologiche, la casistica degli incendi di origine umana”, afferma l'esperto.
Informazione e prevenzione possono essere migliorate
Gli incendi possono avere altre origini, e non scaturire da un falò mal gestito. "Non a tutti è chiaro che anche solo depositare la cenere dei camini appena spenti costituisce un pericolo", ha spiegato Conedera. In questo senso, aggiunge l'esperto: "C'è margine per essere più capillari e più universali nella sensibilizzazione del pericolo. Bisogna far capire che il fuoco può facilmente sfuggire al controllo".
Attualmente, sono le piattaforme sociali come MeteoSvizzera o il servizio dell'Ufficio federale dell'ambiente a fornire l'informazione riguardante le condizioni ambientali per i fuochi. Secondo Conedera, "si tratta di informazioni non sempre semplici da trovare o da comprendere". In un periodo di grande pericolo come quello attuale, un'informazione supplementare sulle principali vie di traffico alle stazioni ferroviarie. "Potrebbe essere un notevole aiuto anche nella lingua target di chi viene in visita", conclude l'esperto.
Le riflessioni di Claudio Zali
Il direttore del Dipartimento del territorio e presidente del governo ticinese, Claudio Zali, è stato intervistato a SEIDISERA sul tema della prevenzione.
In Ticino si fa troppo poco per sensibilizzare?
"Le preoccupazioni sono senza dubbio giustificate. L'esperienza dimostra che alcuni dei peggiori casi che abbiamo riscontrato recentemente si sono rivelati essere stati causati da una negligenza da parte di turisti. Abbiamo effettivamente un problema. È una situazione anomala, perché solitamente i visitatori provengono da un luogo dove si conosce il pericolo costituito dal fuoco per i boschi. La grande diffusione di residenze secondarie nel nostro Cantone rende però difficile la diffusione capillare dell'informazione su questo pericolo. Abbiamo già provato ad agire su questo fronte, distribuendo dei fogli informativi in tutte le case. Purtroppo, è un tema su cui c'è ancora molto da fare. Non voglio dare la colpa di ogni cosa agli utenti degli altri cantoni o a ospiti di altre nazioni, ma in effetti credo che la nostra popolazione conosca la situazione".
Come si potrebbe intervenire?
"Tabelloni luminosi in autostrada e cartelloni nelle stazioni ferroviarie potrebbero essere delle buone opzioni per mandare avanti la sensibilizzazione. Non è così semplice però. Non è detto che chi incontra la campagna di sensibilizzazione sia effettivamente pronto a coglierne il messaggio, anche perché chi arriva in Ticino in vacanza è solitamente spensierato".
Sarebbe possibile coinvolgere altri attori, magari chi si occupa del turismo?
"Sicuramente, magari al momento dell'arrivo in territorio ticinese. In qualche modo va portato qualcosa di più rispetto a quello che esiste oggi. Fatichiamo a rincorrere queste persone che sono sparpagliate nelle aree meno popolose del cantone e le case di vacanza, in certi comparti, sono davvero numerose".
Come mai non è già stato intavolato un discorso in questo senso?
"Siamo perfettibili e continuiamo a cercare di migliorarci nel settore della prevenzione del fuoco. Ci siamo occupati di vari progetti di formazione del personale e del perfezionamento degli strumenti a disposizione, quali gli elicotteri".