“Credo che il nocciolo duro del progetto rimanga quello che è: personalizzazione, vicinanza maggiore del docente all’individualità dell’allievo, in un contesto inclusivo.”
Risponde così Manuele Bertoli alla domanda se il suo progetto di sperimentazione su “La scuola che verrà” non sia uscito snaturato dalla lunga discussione di lunedì dal Parlamento ticinese, dove è stata accettata la proposta targata PLR che prevede ancora la suddivisione per competenze degli allievi, nel secondo biennio delle medie, in quattro materie.
La preoccupazione dei contrari è che approvando la sperimentazione si sia de facto detto sì a una generalizzazione della riforma. “Certamente non è un esperimento a tavolino dove si prendono gli allievi come cavie, per vedere l’effetto che fa - aggiunge il consigliere di Stato -. È una sperimentazione funzionale a una riforma. Ma naturalmente, per passare dalla fase sperimentale alla riforma, sarà necessaria un’altra discussione, che avverrà tra tre anni con i dati sperimentali sul tavolo”.
CSI/BRav
RG delle 8.00 del 13.03.18 Il servizio di Amanda Pfaendler
RSI Info 13.03.2018, 09:00
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