Il progetto "La scuola che verrà" sembra sul punto di sbloccarsi. In seno alla commissione parlamentare si sta imponendo un compromesso che porterebbe a una doppia sperimentazione della durata di tre anni per un costo di 5 milioni. Alcune classi delle medie potrebbero applicare il modello proposto dal Dipartimento dell'educazione che prevede l'abolizione dei livelli tout court. Altre metterebbero invece alla prova la controproposta del PLR, che prevede una differenziazione in base alle competenze almeno per alcune materie.
La possibilità di uscire dall’impasse prevedendo due binari paralleli è vista con favore dalla maggioranza dei gruppi e il consigliere di Stato Manuele Bertoli alla testa del DECS non vi si oppone. Due settimane fa all'orizzonte si profilavano invece tre rapporti. Uno di La Destra e Lega contrario al credito di 5,3 milioni per la sperimentazione del progetto. Uno del PS che accettava quanto previsto dal Governo. E quello liberale-radicale.
Il compromesso piace anche al PPD che avrà Claudio Franscella tra i corelatori. Ma la questione non è ancora chiusa poiché, come sottolineato dalle relatrici Maristella Polli (PLR) e Daniela Pugno Ghirlanda (PS), restano ancora alcuni aspetti da chiarire. Le sedi coinvolte dovrebbero essere quattro: Tesserete, Biasca, Acquarossa e, probabilmente, Caslano.
Le firme sono attese entro fine febbraio in modo che la discussione in Gran Consiglio possa avvenire a marzo. E non è detto che al compromesso possano aderire anche membri di quella che oggi pare essere la minoranza composta da Lega e La Destra.
Diem/Quot/CSI