L’Ufficio federale delle strade (USTRA) si è costituito accusatore privato nell’inchiesta sul crollo che, la mattina dell’8 giugno 2017, si verificò all’interno della galleria del San Salvatore.
A causare il franamento – ha stabilito la perizia giudiziaria – fu un insieme di fattori, alcuni dei quali direttamente legati ai lavori di sistemazione effettuati negli anni addietro. Tra gli aspetti evidenziati l’assenza dei fori di sfogo per l’acqua, che con la sua spinta provocò il cedimento del manufatto. Proprio su quei fori (presenti nel resto del tunnel, come ovunque nel cunicolo parallelo) si stanno concentrando le indagini.
Martedì la procuratrice Chiara Borelli ha interrogato, come persona informata sui fatti, l’operaio che eseguì materialmente i buchi. La sua spiegazione non ha però portato a granché: “Li feci laddove mi dissero di farli” – ha dichiarato al magistrato. “Alcuni fori – ha aggiunto – furono praticati in seconda battuta. Si dovette cioè tornare indietro, dopo avere constatato la presenza di acqua.”
Intanto il tempo stringe. I reati di inondazione/franamento e di violazione delle regole dell’arte edilizia, ipotizzati da Borelli, si prescrivono infatti in sette anni. Sette anni a partire dal febbraio-marzo del 2012, quando avvennero cioè gli interventi di ripristino. Entro gli inizi del 2019 bisognerà dunque giungere almeno alla sentenza di primo grado.
Otto - ricordiamo - gli indagati, tra gli ingegneri dello studio responsabile della ristrutturazione e gli uomini della ditta incaricata di realizzarla. Le parti potranno formulare le loro osservazioni alla perizia entro la metà di settembre. Poi verrà sentito l’esperto.
Francesco Lepori