Una Befana alternativa, contraltare di quella fascista voluta da Mussolini, era celebrata negli anni '20 del secolo scorso in Canton Ticino. Come due gemelle separate alla nascita e allevate da famiglie diverse in luoghi diversi: fascista in Italia, socialista in Ticino. "C'è una Befana proletaria a Lugano che inizia nel 1929, proprio l'anno dopo l'istituzione della festa nazionale della Befana fascista. Nasce negli ambienti dell'emigrazione italiana antifascista e dura fino agli anni Settanta", spiega lo storico Danilo Baratti.
Personaggio mitico, la Befana è la personificazione della festività dell'Epifania, che affonda le sue radici nel paganesimo dell'antica Roma. Fascistizzata, la vecchina con le scarpe rotte ha resistito alle intemperie della Storia, frantumandosi in una miriade di Befane postbelliche, ancora in voga oggi.
La Befana rossa ticinese è invece scomparsa. Resta la memoria storica, rievocata nella pubblicazione della Fondazione Pellegrini Canevascini "La Befana rossa" e il ricordo personale, seppur sfocato. "Mi ricordo quel sacchetto, con il suo contenuto e la Befana Rossa, travestita con il naso bitorzoluto, il foulard, che distribuiva questi doni. Ci sono però, sul finire degli anni sessanta, testimonianze di Befane giovani, sportive, addirittura con riferimenti alla conquista spaziale. Quindi c'è stato anche un tentativo di modernizzare",
Ed è un vero peccato non avere le immagini di questa Befana Rossa, in stile Barbarella, che svanisce chissà dove a metà degli anni Settanta. Le donne socialiste, che la organizzavano, partecipato al '68 e ottenuto il voto, avevano ben altre aspirazioni. "Dal momento in cui hanno potuto esprimersi anche a un altro livello, questa funzione è venuta un po' a perdere importanza. Questo si somma al più generale allontanamento, fine anni '60/inizio anni '70, di questa logica un po' assistenzialista che stava dietro la festa della Befana rossa".
La liberazione: delle donne, delle Befane e da tutti i fascismi. La Befana Rossa è stata anche questo.