"La situazione finanziaria della Diocesi di Lugano non è catastrofica, ma il grosso problema è la liquidità". Così don Nicola Zanini, delegato ad omnia della Diocesi, ai microfoni della RSI. Sì, perché la Diocesi è ricca di beni, ma ha poca liquidità. Nemmeno il sacrificio del Giornale del Popolo, quattro anni fa, è bastato a raddrizzare il bilancio e a farla uscire dalle cifre rosse. Il preventivo 2022 parla di un disavanzo di 1,7 milioni di franchi.
La voce di spesa più importante è quella legata ai costi del personale: circa 2,6 milioni di franchi. Poi ci sono le commissioni diocesane e gli istituti scolastici che la Curia sostiene, come la facoltà di teologia di Lugano, il liceo di Lucino, il seminario e il contributo alle Parrocchie in difficoltà. Tutte voci, queste, che incidono per circa 1,8 milioni di franchi, ma sono impegni ai quali non si vuole rinunciare. "Paradossalmente - dice ancora don Nicola Zanini - preferirei che per assurdo la Diocesi fallisse perché ha aiutato la pastorale, piuttosto che effettuare dei tagli e non far vivere la pastorale nei prossimi anni".
Una Diocesi, 248 Parrocchie
Oltre alla Diocesi, ci sono poi anche le Parrocchie. In Ticino se ne contano ben 248. Anche queste sono confrontate con le difficoltà economiche, in particolare col calo dei fedeli e quindi delle donazioni. Oggi si finanziano in modi molto diversi: 190 con un contributo comunale, 18 con l'imposta di culto dalla quale però ci si può far esentare, 22 con l'imposta di culto e un contributo comunale, 18 con il contributo volontario dei parrocchiani.
Si contano sulle dita di una mano le Parrocchie ricche che si sostengono con mezzi propri e che versano anche un contributo alla Diocesi per finanziarne le attività. Fra queste Balerna, che storicamente era un centro religioso importante che raccoglieva i lasciti raccolti dai preti nei diversi comuni del Mendrisiotto.
Di beni immobili ne hanno sia le Parrocchie che la Curia ma questo con tutta evidenza non basta per assicurare un futuro più tranquillo alla Chiesa in Ticino. L’impressione è che ci voglia almeno un meccanismo di compensazione fra Parrocchie ricche e povere molto più preciso e funzionale di quello attuale. "Un possibile cammino è quello della compensazione obbligatoria tra Parrocchie" osserva don Nicola Zanini. Ma l’impresa non è semplice: ogni Parrocchia è un ente autonomo con bilanci molto complessi e con sistemi contabili molto diversi fra loro e, come visto, con tipi di finanziamento differenti.