“Trattano le chiusure come fossero dei segreti di Stato. Quando ce le comunicano dicono che non possiamo parlarne con nessuno, nemmeno con la nostra famiglia finché le notizie non sono ufficiali”.
Traspare delusione e incredulità dalle voci che Falò ha raccolto da alcuni dipendenti della Posta. L’era della chiusura degli uffici postali (o trasformazione della rete, come la definisce il gigante giallo) la vivono già da un po’, ma la prassi comunicativa all’interno dell’azienda continua a sorprenderli.
“Il terrore che ci hanno fatto! Guai a parlarne… ma figurati se uno viene a sapere che il suo ufficio chiude e non ne parla a casa. È assurdo, anche perché la preoccupazione per il posto di lavoro ce l’abbiamo eccome”.
Qualcosa non va
Che qualcosa non funzioni dal punto di vista comunicativo traspare anche da altri casi. Ad esempio, da un email molto generica e impersonale con la quale la Posta annuncia al comune di Mesocco la sua volontà di chiudere il locale ufficio postale.
“Un email anonima, spedita all’indirizzo generale del comune, senza specificare neanche egregio municipio, egregio sindaco. Sembra un copia incolla dei messaggi che spedivano gli anni scorsi ad altri comuni, non hanno imparato niente da allora”, commenta Mattia Ciocco, sindaco del comune mesolcinese.
Oppure dalla voce del presidente del Consiglio di Stato ticinese Christian Vitta, che ai microfoni dalla RSI, denuncia quella che definisce “una comunicazione carente: abbiamo appreso dalla stampa determinate intenzioni di trasformazione e così non va bene perché poi si mina anche la fiducia tra le istituzioni”.
Sviluppo necessario
Venti uffici postali in Ticino, più di un terzo di quelli rimasti, quattro nei Grigioni. L’impatto della nuova tappa di trasformazione della Posta sarà significativo.
Secondo l’ex regia federale, il cambiamento è però inevitabile. Solo dal 2010 in avanti, gli utenti che si recano negli uffici postali sono diminuiti del 50%. I pagamenti allo sportello sono crollati addirittura del 68%.
Il gigante giallo continua a fare utili, 254 milioni l’anno scorso, e svolge tutte le operazioni postali senza ricorrere a nessun tipo di sovvenzione pubblica. Il servizio universale, quello che gli viene imposto dalla Legge federale sulle Poste e dalla relativa ordinanza e che comprende la rete di uffici postali e il trasporto di lettere e pacchi in tutto il paese, grava però già oggi sui conti del gruppo per 200 milioni di franchi.
Secondo stime della Posta stessa, in caso di mantenimento della rete attuale, tra 4-5 anni la perdita generata dal servizio universale salirà a 450 milioni di franchi, mettendo così a rischio la solidità finanziaria del gruppo. “L’immobilismo non è un’opzione”, commenta il direttore generale della Posta Roberto Cirillo.
Chiusure a sorpresa
Sorprende però che vengano bollate come da chiudere anche filiali rinnovate da poco. Capita ad esempio a Solduno.
Il 14 giugno del 2021 la Posta annunciava in pompa magna l’inaugurazione nel quartiere locarnese di un ufficio postale “rinnovato e orientato al futuro”. Nel comunicato di allora si parlava di “una sede all’avanguardia, ristrutturata sulla base di un concetto innovativo, capace di riunire prestazioni fisiche e digitali”.
Un futuro decisamente breve, visto che tre anni dopo l’ufficio postale finisce tra quelli …con scadenza.
“L’idea non ci piace, faccio personalmente fatica a capire come in tre anni la situazione possa cambiare in maniera così radicale”, rileva il municipale di Locarno Mauro Silacci. “Siamo assolutamente convinti di mantenere, o meglio far mantenere, la posta in versione tradizionale a Solduno”.
L’ufficio highlander
Questa volta a saltare potrebbe essere anche un ufficio postale dalle sette vite. Quello di Canobbio.
In teoria avrebbe dovuto chiudere già nel 2017, già allora figurava nella lista della Posta. Ma il comune, da subito, ha fatto di tutto per preservarlo: ricorso iniziale a Postcom (rifiutato), richieste di proroghe, ricorso per i parcheggi, licenze di costruzione negate.
Un ostinato ostruzionismo. Canobbio ha messo ogni bastone possibile tra le ruote del gigante giallo. Così ha guadagnato tempo, preservando il suo ufficio per diversi altri anni: mentre praticamente tutte le poste nei comuni vicini sono state da tempo sostituite da agenzie in negozi, esercizi pubblici o farmacie, la posta di Canobbio è ancora viva, vegeta e aperta.
“Penso che, a Berna, quando sentono parlare di Canobbio si drizzano i capelli in testa: non hanno mai incontrato un’opposizione così forte , ci dice Nicoletta Pescia, l’ex responsabile della filiale.
I nodi stanno però per arrivare al pettine anche qui. Le possibilità per comune e Municipio di opporsi ai piani della Posta sembrano agli sgoccioli. L’ufficio highlander, questa volta, potrebbe sparire per davvero.
L'intervista al direttore de La Posta Roberto Cirillo
RSI Info 30.10.2024, 11:40