Una volta si curavano i boschi come dei giardini e in questi giardini il castagno era chiamato "l'albero del pane". Allora non si parlava né di biodiversità né di sapori antichi, né di prodotti a chilometro 0. Allora la castagna era solo, al pari del tozzo di pane, l'unico cibo in grado di riempire le pance della povera gente.
Il benessere e la ricchezza successivi hanno ridotto le selve castanili all'abbandono. Ma da vent'anni, grazie ai progetti patrocinati dal Fondo Svizzero per il Paesaggio, ne sono state recuperate molte. Il lavoro è stato fatto a regola d'arte seguendo tradizioni e metodologie di lavoro nel frattempo andate perse.
Ora nessuno vuol più vedere situazioni di abbandono. E proprio venerdì il Fondo per il Paesaggio ha comunicato di aver stanziato nuovi fondi per le selve castanili malcantonesi, ma anche della Val di Peccia e di Cevio. E i castagni, di nuovo rigogliosi, non sono più solo il simbolo della povertà dei nostri avi, bensì la punta di diamante del nostro slow food.
Quot/joe.p.
Cinipide del Castagno
L'ora della terra 15.05.2011, 04:00
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