Da ieri, giovedì, l'obbligo del telelavoro è caduto insieme a quello delle quarantene. Due restrizioni in meno che hanno ridato al Ticino migliaia di lavoratori. "Abbiamo oggi (ieri, ndr) circa 4'700 persone poste in isolamento. Abbiamo sempre fatto un calcolo con un fattore di 1,5 per fare le nostre stime sulle quarantene, quindi dovremmo avere poco più di 7'000 persone che erano in quarantena e che non lo sono più", spiega il Capo della sezione cantonale del militare e della protezione della popolazione del canton Ticino Ryan Pedevilla ai microfoni di SEIDISERA.
La situazione non cambia invece per i frontalieri: in Italia la quarantena non è stata abolita. Una differenza che creerà probabili danni finanziari a questi lavoratori: "La quarantena è imposta da uno Stato estero, quindi il datore di lavoro non ha formalmente l'obbligo di versare lo stipendio per i giorni di assenza", sintetizza Stefano Modenini, direttore dell'Associazione industrie ticinesi. Un tema che è stato portato a Berna, ma per il quale non c'è ancora una risposta.
Modenini si è anche espresso sul lavoro da casa, dichiarando che la revoca dell'obbligo non avrà lo stesso impatto della fine delle quarantene. La raccomandazione rimane e di conseguenza, dice, "continuerà ad essere praticato". Superata la pandemia, le forme miste (in parte in ufficio, in parte a casa) "riguarderanno soprattutto i lavoratori residenti".