L’avamprogetto di legge, presentato venerdì dalla consigliera federale Simonetta Sommaruga, con il quale si propone d’introdurre le quote rosa negli organi direttivi delle grandi aziende elvetiche, non basterà per creare una rivoluzione in Ticino, essendo poche quelle che potrebbero essere toccate dal progetto. Così, già si spinge per un’estensione della norma anche alle piccole e medie imprese.
Il caso dell’Interroll di Sant’Antonino è indicativo, dato che nel consiglio d’amministrazione ci sono solo uomini, come nel 60% delle 250 aziende svizzere quotate in borsa, nelle quali, per il Governo federale, dovrà esserci almeno il 30% di donne nella direzione.
Per Paolo Bottini, membro del CdA di Interroll sentito lunedì dalla RSI, le ragioni sono contingenti e nulla impedisce l’entrata di un membro femminile e, piuttosto, non serve neppure una legge che lo imponga. Al contrario, per Marialuisa Parodi, presidente del Business and Professional Women Club di Lugano, tale normativa è fondamentale. Per quest’ultima, tra l'altro, il problema di trovare eventualmente donne abbastanza preparate per entrare negli organi dirigenziali non si pone, poiché a suo avviso l’elenco di esponenti femminili sufficientemente capaci per svolgere un tale ruolo è già oggi nutrito e valido.
Red. MM/CSI
CSI 18.00 del 01.12.2014 - Il servizio di Amanda Pfaendler