Dopo il tragico incidente che questo fine settimana ha coinvolto uno speleosub nella grotta presso la sorgente del Brenno, Nicolas Magnon, capo intervento di Speleo Secours Svizzera, descrive le difficoltà e i rischi affrontati dai soccorritori nel recuperare la salma.
“Riuscire a raggiungere il corpo è molto complicato,” spiega Magnon. “La grotta è stretta e il cadavere si trova a 40 metri di profondità: per raggiungerlo servono un certo numero di siti per la decompressione”. La conformazione della cavità, inoltre, “impedisce l’intervento simultaneo di più persone“.
Spazi così ristretti, prosegue Magnon, rendono il recupero ancora più complesso: “Se accade qualcosa, se c’è un problema con il materiale si è completamente soli.”
Incidenti di questo tipo sono fortunatamente rari. Speleo Secours interviene solo due o tre volte l’anno in Svizzera. In Ticino, sono avvenuti solo due incidenti simili negli ultimi 20 anni: nel 2006 e nel 2016, nella grotta Bossi ad Arogno.