Le turbolenze in atto sui mercati dell'energia continuano a far fibrillare anche i prezzi della legna da riscaldamento. E i rincari, già in evidenza nei lunghi mesi della crisi pandemica, non fanno che rafforzarsi. Nel comparto del pellet, il cui consumo è ormai radicato presso numerose economie domestiche, si registrava nel giugno del 2021 un costo di circa 7 centesimi al kilowattora. "Ora siamo a oltre 10 centesimi, e ciò in pratica significa 500 franchi a tonnellata: quindi un aumento veramente importante", sottolinea Claudio Caccia, responsabile dell'antenna ticinese dell'organizzazione Energia Legno Svizzera.
Claudio Caccia è il rappresentante in Ticino dell'organizzazione Energia Legno Svizzera
Ad alimentare questa tensione al rialzo, sullo sfondo delle conseguenze della guerra in Ucraina, è tutta una serie di fattori. L'aumento dei prezzi dell'elettricità e dei carburanti utilizzati dalla filiera hanno un'evidente incidenza sui costi di produzione e di trasporto. Ma per il pellet a incidere è soprattutto la dinamica fra domanda e offerta "anche a livello di mercati internazionali". In Svizzera poi, dove già da tempo si registra un rinnovato interesse per l'energia dal legno, "le temute penurie nella fornitura di gas ed elettricità hanno generato una grande richiesta" di installazioni a pellet o per legna in pezzi. E la produzione del legname, in buona sostanza, non riesce a dar seguito alla crescita della domanda per la materia prima.
D'altra parte, la lavorazione della legna destinata all'uso energetico implica fasi, modalità di produzione e tempi che più di quel tanto non possono essere forzati. E questo, rammenta l'esperto, vale anche per la legna in pezzi destinata alle stufe: di norma questa legna "viene lasciata stagionare in modo naturale durante un paio d'anni". Accelerare i tempi sarebbe tecnicamente possibile, ma ciò comporterebbe anche l'uso "di camere di essiccazione, che richiedono però calore e quindi un costo supplementare". E il pellet? Esso, va ricordato, si ottiene grazie agli scarti di lavorazione del legname d'opera. Più precisamente la maggior parte del pellet "viene prodotto con gli scarti di segatura di legno da alberi resinosi, quello che in gran parte si usa nelle segherie". La quantità di segatura disponibile va quindi di pari passo con la richiesta di legname d'opera. Di conseguenza, sottolinea Caccia, non è concepibile che "in un mese" un produttore "riesca a raddoppiare la sua produzione di pellet".
Per il pellet potrebbero emergere problemi di penuria e di approvvigionamento
Intanto, per la legna da riscaldamento, si fa "veramente molto realistica" la prospettiva di ulteriori rincari con l'arrivo dell'autunno. Per il pellet, addirittura, potrebbero emergere problemi "di penuria, di approvvigionamento che abbiamo già avuto nei mesi scorsi", proprio perché, come si è visto, i fabbricanti "non possono aumentare in breve tempo e a dismisura la loro capacità produttiva". Va inoltre considerata la specificità della filiera legata a questo prodotto: per realizzarlo sono infatti necessari "investimenti importanti a livello di macchinari" e una "certa materia prima con date caratteristiche" e in una certa quantità.
Note più confortanti, sempre in materia di rincari, concernono invece la legna in cippato destinata a centrali termiche di media o grande potenza. In questo ambito è infatti diffuso da anni un sistema di indicizzazione volontario. Quindi "spesso nei contratti viene stabilito che la variazione del prezzo sarà indicizzata" con i parametri elaborati dall'Ufficio federale di statistica (UST), afferma Caccia. Ne deriva quindi molta più stabilità, "perché anche il cliente vuole avere la garanzia di fornitura su più anni" e stipula quindi con fornitori locali dei contratti in base ai quali le variazioni di prezzo non possono essere arbitrarie.
Tornando al pellet, c'è poi da evidenziare una singolarità tutta ticinese: il cantone infatti, che dispone di un patrimonio boschivo ricchissimo, ha tuttavia una produzione di pellet praticamente irrisoria. Un apparente paradosso, osserva Caccia, che si spiega anzitutto con la morfologia del territorio. Fatta eccezione per la fascia dell'alto Ticino - dove c'è un buon potenziale di alberi resinosi e quindi di segatura di scarto utile per produrre pellet - i boschi del cantone sono infatti essenzialmente boschi di latifoglie. "E produrre pellet con del legno di latifoglie è più complesso", spiega l'esperto, per via del minor tenore di lignina, il costituente del legno che funge qui da legante naturale. Va poi sottolineato che nel cantone "abbiamo relativamente poche segherie". A tutt'oggi, quindi, solo un'azienda forestale che ha sede a Lumino è attiva in una produzione di pellet "su una piccolissima scala, molto locale", e con una fornitura limitata ad un raggio di pochi chilometri. C'è tuttavia "un'altra interessante iniziativa sul nascere a Biasca" e si confida quindi che forse "nei prossimi mesi potremo avere un aumento di questa produzione di pellet", aggiunge Caccia. Non è però verosimile attendersi che queste iniziative "riescano poi a coprire il fabbisogno di pellet di tutto il cantone".
Rincari dei prezzi del legname da riscaldamento: verificare l'efficienza energetica degli impianti è essenziale per evitare sprechi e ulteriori costi
In conclusione, vista l'evoluzione dei prezzi, cosa possono fare i consumatori per limitare almeno in parte l'impatto sulle loro tasche? "Un po' come nella favola della cicala e della formica, fare scorta di legno da energia durante la bella stagione è sempre stato saggio. Oggi lo è ancora di più, per i vari motivi che conosciamo", afferma Caccia, aggiungendo che ciò "significa anche utilizzare tutte le possibilità di stoccaggio che abbiamo, dal produttore fino al rifornitore e al cliente finale". Inoltre, visto che il discorso del risparmio energetico tocca evidentemente anche il riscaldamento da legna, "ha senso anche assicurarsi che il sistema di combustione" utilizzato "sia efficiente, moderno, e che venga gestito e mantenuto al meglio". In questo senso un caminetto aperto spicca invece per inefficienza e "non è da considerare come un vero e proprio sistema di riscaldamento", visto che a fronte dell'energia immessa sotto forma di legna "solo il 10% viene rilasciata come calore utile in un edificio". Sempre ai fini della resa energetica, va infine sottolineata l'importanza della pulizia degli impianti di combustione: infatti la fuliggine che si accumula nelle camere di combustione e nelle canne fumarie "oltre ad aumentare col tempo il rischio di danni o incendi, funge da isolante termico e peggiora così l'efficienza energetica", con evidenti riflessi per i costi.
Alex Ricordi
"Per l'inverno preparate legna e candela"
Telegiornale 07.08.2022, 14:30